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Ilva: oggi il secondo round al ministero dello Sviluppo economico. Sciopero al siderurgico di Taranto Agitazione indetta dal consiglio di fabbrica. La prospettiva di circa seimila esuberi in caso di cessione

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Oggi, al ministero dello Sviluppo economico, nuovo incontro. O forse nuovo round. Dopo essere stati colti di sorpresa avendo dovuto ascoltare le prospettive di esubero per circa seimila lavoratori, i sindacalisti che si occupano dell’Ilva andranno a ribadire che la prospettiva è inaccettabile. Anche se il ministero dello Sviluppo economico afferma che nessun lavoratore sarà lasciato solo, gli ammortizzatori sociali faranno la loro parte.
Al siderurgico di Taranto, sciopero di quattro ore per ogni turno, a partire da quello fra le 11 e le 15 odierne, proclamato dal consiglio di fabbrica. Sit-in davanti al centro direzionale del siderurgico tarantino. Ed è, sembra di poterlo dire sin d’ora, solo l’inizio.

Di seguito una dichiarazione del parlamentare Gianfranco Chiarelli:

Il leader del Pd Matteo Renzi ha dalla sua il pregio dell’ironia e del paradosso, è un vero burlone, né si può commentare diversamente il fatto che abbia definito “un capolavoro” ciò che il suo governo, quello precedente e quello attuale, tutti a guida Pd hanno messo in campo per, sono sempre parole di Renzi, “recuperare l’Ilva che era morta e decotta ma oggi i dati ci dicono che tantissime persone rischiano il posto e noi ce ne faremo carico”. Insomma Renzi ci dice che loro (loro chi?) si faranno carico del futuro di 5000 persone che ora sono in fabbrica nel gruppo Ilva e che dal 2018, quando diverrà operativo l’accordo che prevede la cessione del gruppo ad Arcelor Mittal, saranno collocati in cassa integrazione.

La realtà è ben diversa dalle battute da burlone di Renzi. Il futuro dell’Ilva è molto incerto, il futuro di quasi metà dei lavoratori del gruppo è segnato, i processi di ambientalizzazione dello stabilimento di Taranto e delle aree circostanti sono nel libro dei sogni e noi dovremmo credere alle baggianate del Capo? Come deputato locale e per il bene del territorio ho anche votato alcuni dei 10 decreti Salva Ilva che il governo ha portato alla Camera in questa legislatura. Però devo prendere atto che le conseguenze di ogni scelta si ribaltano sempre sui tarantini e sui residenti dell’area di Taranto dal punto di vista ambientale e sui lavoratori Ilva per quanto riguarda l’incertezza del futuro. Sono convinto che Taranto non possa fare a meno di Ilva nel futuro prossimo, ma solo a condizione che garantisca il lavoro a tutti quelli che sono nella fabbrica e che il processo di ambientalizzazione sia concreto e capace di salvaguardare la salute la salute che di abita e opera nell’area jonica. Se queste condizioni non ci sono, è inutile discutere di ogni altra iniziativa, capolavori compresi: come quelli a cui fanno riferimento Renzi e il ministro del Mezzogiorno Claudio De Vincenti che è venuto a Taranto in campagna elettorale a raccontare i grandi impegni e le grandissime iniziative realizzate per dare un futuro diverso alla città: o come quelli che disegnano il governatore della Puglia Michele Emiliano e i suoi sostenitori del centrosinistra che annunciano una legge regionale per Taranto piena di belle parole e di ulteriori capolavori che il centrosinistra dovrebbe portare alla città in caso di vittoria alle comunali di Taranto.

Ora basta con le promesse, dietro le quali si nascondono e continuano a nascondersi il degrado ambientale, i disastri sanitari e la cancellazione di migliaia di posti di lavoro.




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