Hanno parlato (molto, troppo, spesso a sproposito che un po’di silenzio non guasterebbe) i politici. Hanno parlato i favorevoli alla chiusura. Hanno parlato gli industriali. Hanno parlato, con le carte bollate e pochissimi annunci, i titolari franco-indiani con l’ad modenese, dello stabilimento. Hanno parlato i sindacalisti. E proprio un sindacalista, ieri, ha fatto percepire cosa possa accadere se dovessero parlare gli unici che finora sono stati zitti: i lavoratori del siderurgico di Taranto. Gli 8200 e qualcosa. Rocco Palombella, segretario nazionale Uilm, ieri: “I lavoratori dell’Ilva non spegneranno gli impianti perché non saranno loro che sanciranno la morte dello stabilimento. Ci sarà un’insubordinazione dei lavoratori verso la proprietà, nessuno potrà obbligarli a celebrare il loro funerale”. Se si arrabbiano i lavoratori. Guai a sottovalutare.
se si arrabbiano i lavoratori vuol dire che ad oggi nessuno di loro ha capito cosa vuol dire diritto alla salute. Non esiste altra soluzione alla chiusura. L impianti vetusti e la situazione ambientale sono già un suicidio quindi di quale funerale si tratta? Se i lavoratori faranno insubordinazione ci potrebbe essere anche la risposta di chi come la maggior parte dei cittadini vuole la chiusura immediata per tornare a vivere una vita sana e non una vita da malato senza colpe. I lavoratori si facciano un esame di coscienza perché tenere su un mostro del genere significa essere complici del disastro che sta accadendo per il solo profitto personale.