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Ilva: quattromila esuberi, in corso il consiglio di fabbrica. Lunedì sciopero. I sindacati contestano il piano Arcelor Mittal "Proposta inaspettata e irricevibile". Siderurgico di Taranto, andrebbero a casa in tremila circa

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Sciopero di 24 ore, lunedì, al siderurgico di Taranto. Di seguito il comunicato congiunto Fiom, Fim, Uilm, Usb:

Riteniamo inaccettabile le ricadute in termini occupazionali e ambientali previste dalla nota di apertura e dalla nuova AIA di Am – Investco e dal Governo, per l’acquisizione del gruppo Ilva.
FIM – FIOM – UILM – USB manifestano la totale contrarietà alle pesanti condizioni poste da Am-Investco nel processo di cessione degli asseti di Ilva che di fatto vede vanificare le garanzie fatte ai precedenti tavoli in termini di salario e occupazione sia per i lavoratori diretti che per l’indotto.
Non siamo e non saremo disponibili a trattare o scambiare occupazione, ambiente e salario, se non in meglio, per una popolazione che ha pagato e continua a pagare a caro prezzo le conseguenze ed il peso di questa vicenda senza nessuna colpa.
Respingiamo con forza i criteri posti a fondamento delle strategie di Am-Investco, i numeri degli esuberi dichiarati e i rispettivi dettagli da discutere nella convocazione prevista per lunedì 9 ottobre a Roma.
Governo e Am Investco sappiano che, per quanto ci riguarda, l’avvio della procedura come strutturata è irricevibile e pertanto, se non totalmente riconsiderata la comunicazione, vedrà di fatto conclusa la discussione negoziale del tavolo di incontro ministeriale convocato per lunedì prossimo.
Pertanto è stato convocato con urgenza alle ore 17.00 il Consiglio di fabbrica Ilva per decidere le iniziative e mobilitazioni generali in ambito territoriale e nazionale dei lavoratori Ilva Taranto per respingere con forza i contenuti della procedura.

Occorre un segnale forte del territorio, a tutti i livelli, poiché Ilva non resti un “problema” dei soli lavoratori e delle loro famiglie, ma di tutta la collettività ionica e dell’intero Mezzogiorno.

Ora o mai più è necessario il fronte comune dei lavoratori e dell’intero territorio.




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