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Martina Franca: distretto sociosanitario, ora gli espropri Costo complessivo per veder sorgere la struttura, sedici milioni di euro

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Entra nella fase conclusiva il progetto di realizzazione del distretto socio-sanitario di Martina Franca. Un procedimento lungo e complesso, in cui non mancano le coincidenze: proprietari-sanità, errori, parentele.

Sembra essere vicino al lieto fine il lungo iter per la realizzazione del nuovo distretto socio-sanitario di Martina Franca. L’approvazione della variante semplificata in consiglio comunale segna un’altra tappa fondamentale della vicenda, che fa parlare di sé da almeno una decina d’anni.

Siamo nel 2009; alla guida della città c’è il sindaco Franco Palazzo.
Martina Franca è l’unico comune a non aver ancora individuato le aree per la costruzione del nuovo distretto. In ballo ci sono i fondi Fesr, una cascata di milioni di euro provenienti da Bruxelles e destinati allo sviluppo regionale.
In una torrida mattinata di luglio i tecnici della Asl e quelli di Palazzo Ducale si danno appuntamento in Piazza D’Angiò. Il motivo dell’incontro è l’individuazione delle aree per la costruzione del distretto. Fa molto caldo e dal Comune di Martina Franca non si vede nessuno. I delegati dell’Azienda Sanitaria hanno pazienza e aspettano. Dopo una mezzoretta qualcuno arriva, ma senza carte. La misura è colma. Il tavolo salta. Del distretto non se ne fa più nulla.
Passano gli anni. Nel 2012 a Palazzo Ducale arriva il sindaco Franco Ancona. Due anni dopo il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola nomina un nuovo assessore alla Sanità. E’ Donato Pentassuglia, leader del PD di Martina Franca, principale partito a sostegno della nuova giunta di centrosinistra alla guida della città.
Gli effetti del lavoro dell’assessore martinese non si fanno attendere. Ad inizio 2015 il Direttore Generale della Asl di Taranto affida all’ingegner Carrera l’incarico di redigere il progetto preliminare. Pentassuglia e Ancona giocano di sponda e a Martina Franca non si vuole perdere l’occasione una seconda volta. In Piazza Roma si mettono subito a lavoro per individuare le aree dove realizzare l’opera. La ricerca non dura poi tanto. Il 5 marzo 2015 l’amministrazione martinese indica alla Asl tarantina i suoi scelti. Si tratta di un’area di poco più di un ettaro sita in via Madonnina Piccola, proprio laddove i palazzi finiscono e la città incontra la campagna. Undicimila metri quadrati in tutto. Di questi, circa tremila appartengono a Valeria Bernardini, figlia del fondatore dell’omonima clinica tarantina, e sorella dell’attuale socio di maggioranza.
Altri cinquemila metri quadrati appartengono invece alla signora Maria Basile (4,8 mila mq) e a sua figlia, Lucia Marangi (330 mq), dirigente di prima fascia alla Asl di Taranto e moglie dell’avvocato Donato Muschio Schiavone, fratello di Michele, consigliere comunale dell’Udc ieri e oggi all’opposizione, assente durante le votazioni del 15 febbraio e del 10 aprile in consiglio comunale.
I restanti tremila metri quadrati appartengono alle famiglie Santoro, Grubenmann e Anelli (2,3 mila mq) e alla signora Maria Teresa Calella (500 mq).

Peraltro ci sono discrasie nelle titolarità così come figurano nell’atto pubblico, a livello di un nome sbagliato, jn codice fiscale mancante.
Si tratta di un’area destinata a servizi dal vetusto piano regolatore generale martinese: in essa è prevista l’allocazione di ospedali ed ambulatori. Sembra dunque perfetta.
Ma su di essa incombono le preoccupazioni dell’Autorità di Bacino, che nel Pai (Piano per l’assetto idrogeologico) la classifica a medio e alto rischio idrogeologico. La zona sembra penalizzata anche dal punto di vista della viabilità ma il problema sembra risolvibile con delle nuove arterie che il Comune di Martina Franca promette di realizzare.
Al termine del 2015 il progetto preliminare è pronto e subito suscita critiche e polemiche. Dall’alto dei suoi quattro piani, le volumetrie previste sembrano troppe per una zona di confine tra città e campagna, così gli ingegneri progettisti si rimboccano le maniche e tentano di venire incontro alle osservazioni di proprietari, cittadini e tecnici comunali.
I piani da quattro passano a tre e la struttura viene riposizionata in base ai rischi idrogeologici.
Intanto alla Regione Puglia viene eletto Michele Emiliano e Pentassuglia è di nuovo consigliere regionale. Nell’inverno a cavallo tra il 2015 e il 2016 l’amministrazione Ancona annaspa: in consiglio comunale la tensione si taglia a fette, la maggioranza vacilla e sulla stampa cominciano a farsi insistenti le voci di un allargamento a destra, con l’ingresso in giunta dell’Udc di Martino Miali e Michele Muschio Schiavone. La regia del rimpasto sarebbe proprio del consigliere regionale, ma la sinistra del partito s’impunta: il 7 giugno 2016 l’amministrazione inciampa sull’approvazione del bilancio e cade. A Palazzo Ducale arriva il commissario Castaldo.
Prese in mano le carte relative al nuovo distretto socio sanitario, il commissario dice di voler “valutare la localizzazione del nuovo distretto socio sanitario”. L’iter continua e nell’estate del 2017 Franco Ancona può tornare a seguirlo da vicino. Nelle sedute del 15 febbraio e del 10 aprile 2018 il consiglio comunale approva la variante semplificata necessaria per procedere all’esproprio dei suoli, che costerà un milione di euro circa per gli espropri.
La realizzazione del nuovo distretto socio-sanitario è ormai in discesa: salvo altri intoppi, l’ASL procederà presta all’apertura della gara d’appalto, per un progetto dal costo complessivo di 16 milioni di euro, che accentrerà in un unico edificio tutti gli uffici sparsi oggi in giro della città e farà risparmiare alla sanità tarantina 500mila euro spesi ogni anno per i locali presi in fitto.

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