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Tre compagnie teatrali pugliesi sul podio del palio “Ermo Colle” Ventiduesima edizione

ph Paolo Gandolfi

Di seguito il comunicato:

Sul podio del XXII Palio Ermo Colle salgono insieme tre Compagnie pugliesi premiate in
un’edizione nella quale il teatro civile Made in Puglia fa incetta di tutti i riconoscimenti:
quello del pubblico (a Sara Bevilacqua) e quello della critica (ex aequo a Luigi D’Elia e a
Fabrizio Pugliese).
È accaduto sabato 12 agosto a Montechiarugolo, a pochi chilometri da Parma, nella
serata finale del Palio Poetico Teatrale Musicale, unico in Italia nel suo genere, nel
quale da oltre vent’anni si incontrano le migliori Compagnie nazionali impegnate nel
racconto del nostro tempo.
Il Premio del Pubblico è stato assegnato a Meridiani Perduti Teatro per Stoc Ddò’ –
Io sto qua di e con Sara Bevilacqua, drammaturgia di Osvaldo Capraro, con la
seguente motivazione: «Bravissima Sara Bevilacqua in Stoc Ddo’- Io sto qua,
drammaturgia di Osvaldo Capraro, visto alla preziosa Villa La Steccata di Traversetolo, un
nuovo ingresso per l’Ermo Colle: una storia vera, un dramma per sempre – la morte di un
figlio – diviene essenza di dolore permettendo nello stesso tempo la creazione di tutto un
mondo di relazioni, il matrimonio, Bari vecchia che muta, la droga che stravolge le
persone, la lucida analisi di quanto accaduto, gli affetti intorno, la necessità di andare
avanti, capace infine quella madre di abbracciare l’uomo che, ragazzo, aveva fatto parte
del gruppo degli assassini, un intenso esempio di giustizia riparativa, quando una
comunità riesce a far convivere vittime e colpevoli.»
Il Premio della Critica è stato dato ex aequo agli spettacoli di Luigi D’Elia e Fabrizio
Pugliese.
Cammelli a Barbiana. Don Lorenzo Milani e la sua scuola, con Luigi D’Elia,
affiancato per la drammaturgia da Francesco Niccolini, regia di Fabrizio Saccomanno
è stato premiato con la seguente motivazione: «Luigi D’Elia incanta con un’interpretazione
ricca di sfumature, fuori/dentro la figura di Don Milani, creando ambienti, atmosfere,
relazioni, moltiplicando interrogativi. Strana quella scelta di vita per un ragazzo bello e
ricco: voler fare il sacerdote! Un prete difficile, ribelle, determinato, che, con i ragazzi del
Mugello, scuoterà radicalmente la scuola italiana, fondamentale la Lettera a una
professoressa, dimostrazione delle ingiustizie che “innocenti” insegnanti perpetuavano
nelle classi promuovendo chi la vita aveva già promosso alla nascita, per luogo, genitori,
censo. Ma alla fine è la persona a diffondere commozione, la sua morte, Don Milani
sepolto a Barbiana»;
L’acquasantissima. Ultimo giorno di don Salvatore di Ura Teatro, con Fabrizio
Pugliese, anche autore e regista insieme a Francesco Aiello ha ricevuto il premio con la
seguente motivazione: «Molto differente ma di ugual valore la recitazione di Fabrizio
Pugliese, severa, asciutta, pochi i gesti, i movimenti, tutto misurato ma di un’intensità
ipnotica mentre si scoprono i meccanismi dell’“onorata società”, i suoi riti, la necessità di
aderire alle buone regole sociali, andare a messa, fare la comunione. Poi, certo, uccidere
se qualcuno trasgredisce. Tutti sanno. E don Salvatore sembra ben comprendere principi e
metodi, la sua adesione serena. Ma qualcosa accade. Non se la sente di uccidere quel ragazzo, instupidito dalla cocaina, che lui aveva cresciuto quasi come un figlio. Un grave
atto di insubordinazione. Toccherà a lui di morire. Sì: è quello il suo ultimo giorno».
«È un piacere e un onore» dichiara Fabrizio Pugliese, che dà forma in scena ad una
creatura narrante anima nera della mafia, lato oscuro del pensiero meridiano «aver
partecipato ad un Palio come Ermo Colle per la cura, la gentilezza, l'onestà culturale di chi
lo porta avanti da più di vent’anni. Nel mio lavoro parlo di 'ndrangheta, ma è un pretesto
per indagare l'anima nera del potere».
Continua Luigi D’Elia: «È un anno particolare per Don Milani, l’anno di un centenario
d’etichetta che forse l’avrebbe fatto arrabbiare, considerando che i divari della scuola
pubblica sono ancora sotto gli occhi di tutti. Ma questo premio per noi onora quella
Repubblica “pirata” che è stata Barbiana, quella scuola “per tutti” dispersa nei boschi
dell’Appennino che ha cambiato per sempre il modo di “vedere”».
«Dedico questo premio a Lella» conclude Sara Bevilacqua, che racconta la storia di
Michele Fazio, vittima innocente di mafia «a mia mamma e a tutte le donne tenaci,
coraggiosamente fragili, capaci di trasformare il dolore più nero della pece in fonte di luce
pura, divenendo faro per gli altri».
È da tempo che la Puglia è terra di premi e riconoscimenti importanti per il teatro, sia per
compagnie indipendenti come in questo caso, che per realtà più istituzionali. Nel campo
più specifico del teatro di narrazione, poi, il dato vale ancora di più. Segno
probabilmente di una terra che ha nel suo DNA una vocazione istintiva per il racconto e,
forse, per una urgenza vitale di narrare per sopravvivenza, riscatto, rabbia. E poesia.

(foto: Paolo Gandolfi)




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