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Smart working da pratica sperimentale a nuova normalità Il libro di Nunzia Carbonara e Roberta Pellegrino, docenti del politecnico di Bari

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Di seguito il comunicato:

Le misure di isolamento predisposte per fronteggiare l’emergenza Covid-19 hanno dato un forte impulso allo Smart Working. Per alcune aziende si è trattato di un’implementazione su più vasta scala di una modalità già utilizzata, per altre si è trattato di una prima sperimentazione. D’altra parte, manca una valutazione completa e diretta dei benefici dello Smart Working così come non sia del tutto chiaro quali modalità di lavoro da remoto siano state adottate da imprese e Pubblica Amministrazione durante l’emergenza sanitaria. Se si sia trattato di un completo Smart Working o piuttosto di un Home Working e quali siano stati gli ostacoli per una efficace adozione. Le autrici, in questo libro, analizzano il fenomeno dello Smart Working in Italia e riportano i risultati dell’indagine empirica condotta a livello nazionale con l’obiettivo di costruire una base dati, la più completa possibile, che consenta di comprendere quale modello di smart-working è stato prevalentemente adottato, misurare i benefici dello smart-working e i principali ostacoli ad una sua efficace adozione, valutare in che misura le organizzazioni siano pronte ad adottare lo smart-working. L’analisi dei dati fornisce indicazioni ad imprese ed enti pubblici per una più efficace adozione dello smart-working e consentirà di prendere decisioni basate su dati reali rispondendo alle seguenti domande: lo smart-working ha dei vantaggi, rispettivamente per l’individuo, per la società e per le aziende? i modelli attualmente adottati dalle imprese sono definibili come un completo smart-working o più come un home-working, o modelli intermedi tra le due forme, dove prevale la componente tecnologica e/o la componente organizzativa? le organizzazioni sono pronte ad implementare un modello completo di smart-working? esiste una correlazione tra l’adozione di un modello completo di smart-working e specifici fattori contingenti, quali la dimensione aziendale, la tipologia di impiego?

Attraverso l’analisi dei dati, le autrici evidenziano alcuni interessanti insights e messaggi chiave.

I benefici dello smart working si possono misurare a livello individuale, grazie a risparmi di tempo e denaro. Si è valutato infatti che circa il 60% dei rispondenti ha risparmiato circa 25euro al giorno per spese di trasporto e altre spese.  A livello di comunità, con una riduzione del traffico e delle emissioni, stimando un risparmio medio per persona pari a 1,62 kg di CO2 al giorno. Vantaggi anche a livello di impresa, con un mantenimento delle prestazioni e una riduzione dei costi. Ma al tempo stesso è emerso che il lavoro smart interessa prevalentemente lavoratori con livelli di istruzione elevati e che le differenti condizioni abitative delle persone possono creare differenze nello svolgimento dello smart working e minarne il successo.

La maggior parte dei rispondenti (67% dei rispondenti) esprime una preferenza per lo smart working, dichiarando che continuerebbe a lavorare a distanza non full-time ma per 2-3 giorni a settimana (56%).

Le organizzazioni aziendali sembrano pronte ad implementare un completo smart working, caratterizzato cioè da una adeguata dotazione tecnologica, flessibilità del lavoro e modalità di gestione del lavoro per obiettivi.

Le autrici tuttavia evidenziano che se l’emergenza sanitaria ha dato un forte impulso allo smart-working, la vera sfida sarà fare in modo che questa best practice si ponga come “normalità”, sostenibile non solo dal punto di vista economico, ma anche sociale.

Le imprese, pubbliche e private, che vogliano promuovere lo smartworking dovranno colmare le disuguaglianze nelle modalità di svolgimento del lavoro, per esempio attraverso l’offerta di spazi comunie luoghi di co-working e formazione in ambito digitale. Avviare un processo di cambiamento culturale per ridurre i disagi legati alla difficoltà di separare i tempi di lavoro da quelli personali. Puntare l’attenzione verso i propri dipendenti (people caring), anche attraverso il giusto bilanciamento vita-lavoro (work-life balance), e alla responsabilizzazione delle persone (empowerement).

 

Cosa ci aspetta dopo il Covid-19? Le autrici delineano le opportunità rivenienti dalla digitalizzazione, ne spiegano gli effetti sui processi di trasformazione delle organizzazioni, sia pubbliche che private, e del mondo del lavoro.

Dal punto di vista organizzativo, si assiste ad una progressiva transizione da forme organizzative stabili a forme organizzative più flessibili, non più basate sulla logica del comando, del controllo e della gerarchia, ma sulla capacità di delega, sul coinvolgimento del personale, sui risultati, per arrivare al limite alla creazione di organizzazioni virtuali.

Dal punto di vista del lavoro e dei lavoratori, si può certamente affermare che la trasformazione e il cambiamento organizzativo passano attraverso le persone che operano all’interno dell’organizzazione stessa. L’innovativo e rivoluzionario approccio al lavoro si basa sullo sgretolarsi dei due elementi caratteristici del lavoro “tradizionale”: l’orario di lavoro e lo spazio fisico dell’ufficio. È alla luce di questa nuova logica che si inquadrano i digital nomad, una particolare categoria di Smart Worker, persone che hanno rifiutato l’idea di lavorare in un ufficio tradizionale, o in semplice Home Working e al contrario lavorano e viaggiano senza una destinazione precisa e definitiva. I nomadi digitali lavorano principalmente su e grazie a Internet, ma solo una piccola percentuale dei lavori può essere svolta completamente online, ad esempio: marketing digitale, Web design, sviluppo software o programmazione per computer. Non sono tenuti a presentarsi di persona per svolgere il loro lavoro, quindi sono indipendenti dalla sede di lavoro, potrebbero svolgere il proprio lavoro ovunque nel mondo. I “classici” Smart Worker, per la maggior parte, hanno spesso una famiglia stabile in una città e lavorano da casa o da altri luoghi locali. I digital nomad intensificano questa indipendenza dalla posizione: viaggiano spesso sia a livello nazionale che internazionale, selezionano la destinazione in base alle attrattive locali e allo stile e al tenore di vita, non al lavoro.

L’ultimo capitolo del volume è dedicato alla Pubblica Amministrazione. La pandemia da Covid-19 e l’emergenza sanitaria hanno posto una nuova ed urgente sfida alle Pubbliche Amministrazioni, che hanno dovuto affrontare un profondo ripensamento delle modalità di gestione del lavoro per poter, per esempio, attivare e riconoscere le misure di sostegno previste dai provvedimenti del governo, senza affollare gli sportelli, senza (nella gran parte dei casi) irragionevoli ritardi. Ma perché lo Smart Working sia effettivamente per la Pubblica Amministrazione un’opportunità di crescita e non un ripiego emergenziale è necessario puntare ad un cambiamento complessivo che superi il paradigma della postazione e abbandoni le logiche del telelavoro. È necessario focalizzarsi sui processi, sulle attività che possono essere smartizzabili, sulla trasformazione digitale e innovazione nonché sugli investimenti in formazione e valorizzazione delle competenze del personale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




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