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Taranto, ex Ilva: dall’Unione europea la soluzione green Siderurgico: ispezione dei commissari, oggi il via. Domani sciopero contro il piano industriale Arcelor Mittal

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Da oggi per tre giorni l’ispezione dei commissari ex Ilva nel siderurgico di Taranto. Sollecitata dai sindacati è stata disposta dal prefetto per la verifica delle condizioni degli impianti e della sicurezza dei lavoratori. In programma già alcuni giorni fa, i commissari ex Ilva furono tenuti fuori dallo stabilimento.

Dalle 7 di domani sciopero di 24 ore indetto da Fiom, Fim e Uilm in tutti gli stabilimenti italiani Arcelor Mittal. Viene ritenuto inaccettabile il piano industriale da 3200 esuberi oltre ai 1600 in capo ad ex Ilva i quali non verrebbero riassorbiti dal colosso franco-indiano.

Di Benedetta Dentamaro, per Figli costituenti:

ILVA DI TARANTO: DALL’UE LA SOLUZIONE GREEN

Il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans, che guida il Green Deal dell’Unione, è intervenuto sull’Ilva di Taranto.

Il più grande stabilimento siderurgico del continente, ma anche il più grande grattacapo del governo nazionale e della giunta pugliese da decenni, già balzato all’attenzione internazionale con una procedura d’infrazione UE per violazione della normativa ambientale di settore e con una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo.

Quest’ultima il 24 gennaio 2019 aveva rilevato la violazione prolungata del diritto alla salute pubblica, e indicato alle autorità italiane l’urgenza di bonificare il sito e di attuare il nuovo piano ambientale.
Vi è, infatti, evidenza scientifica sin dagli anni ’70 dell’incidenza delle emissioni dell’Ilva sulle patologie tumorali e cardiovascolari della popolazione residente.

L’attività di ArcelorMittal, fin qui di per sé deludente sia per le ragioni della produzione che per quelle della cittadinanza (che chiede danno sanitario, arretramento dello stabilimento e fermo dell’area a caldo), riceve ora il colpo di grazia dal covid.
Ecco che arriva la cassa integrazione per 8.200 lavoratori, un piano di circa 3.300 esuberi fino al 2023 e l’ombra della richiesta alla SACE di un prestito di 800 milioni di euro, di cui 200 a fondo perduto, in base al decreto liquidità.

A ciò si aggiunga l’ipotesi d’intervento del governo, che significherebbe una perdita di denaro pubblico pari a 100 milioni di euro al mese. La ricetta di un fallimento.

Di fronte al solito bivio tra beni immateriali inestimabili (salute e ambiente) e valutazioni economiche (in caduta libera), Timmermans indica una terza via: la riconversione della produzione di acciaio con processi verdi, che potrebbe essere finanziata a partire dal rafforzato fondo UE per la transizione energetica.

Come ammette lo stesso vicepresidente, è un’operazione che richiede stanziamenti importanti (e, aggiungo, una governance solida), ma è soprattutto un investimento per la competitività dell’Italia e di riflesso per l’intera Unione Europea, in un’era in cui il carbone da risorsa sta diventando un costo.

 

 




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