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Agente penitenziario salentino morto per fumo passivo, secondo il Sappe: prima sentenza in Europa, nessun provvedimento decisivo Il decesso di Salvatore Monda all'età di 43 anni

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Il poliziotto penitenziario Salvatore Monda, salentino, morì tredici anni fa per una malattia ai polmoni. Aveva 43 anni, la metà dei quali di servizio. Aveva lavorato in alcune carceri pugliesi, quello di Lecce, quello di Taranto. Anche nel carcere di Milano. Non fumatore aveva dovuto fare i conti con il fumo passivo sul posto di lavoro, ciò che ha caratterizzato il procedimento avviato su istanza dei familiari per vedere considerato alla stregua di morte sul lavoro il suo decesso.

In primo grado il ministero della Giustizia fu condannato a risarcire i familiari di Salvatore Monda con circa un milione di euro: quella del tribunale di Lecce fu la prima sentenza del genere in Europa, secondo quanto evidenzia il sindacato di polizia penitenziaria Sappe. L’avvocatura dello Stato ha presentato ricorso. In appello è stato negato il blocco del pagamento e si è in attesa della sentenza.

 

La causa di servizio fu “accettata dall’ospedale militare di Taranto ma poi rifiutata” dal comitato di verifica a Roma, rileva Federico Pilagati, segretario Sappe. “A questo punto il Sappe e lo studio legale Putignano di Bari non accettando” quella che era stata ritenuta una “grave ingiustizia nei confronti della famiglia Monda hanno iniziato una battaglia contro il ministero della Giustizia che dopo 12 anni ha portato ad una sentenza di primo grado (nel settembre 2023) con cui il Tribunale di Lecce dichiarando il ministro della giustizia corresponsabile della morte dell’assistente capo Monda Salvatore, lo ha condannato a pagare alla moglie ed ai figli del defunto la somma di circa un 1 milione di euro. Dagli atti è emerso una verità agghiacciante e cioè se Monda Salvatore non fosse stato esposto al fumo passivo per tanti anni e continuamente, avrebbe potuto vivere fino all’età di 80 anni. La sentenza che è la prima in Europa avrebbe dovuto far correre ai ripari il Presidente del consiglio ,il ministro della giustizia, i vertici del Dap poiché è acclarato che nelle carceri, nonostante i divieti nazionali ed europei, i detenuti fumano liberamente costringendo con ciò, decine di migliaia di persone (ogni giorno) ad avvelenarsi inalando il fumo passivo.” Invece alcun provvedimento è stato preso al riguardo, secondo il Sappe. “È una verità molto ingombrante, anche perché apre i ricorsi a migliaia di poliziotti che hanno contratto malattie oppure sono morti, hanno fatto appello per perdere tempo, anche nei giorni scorsi la corte di appello di Lecce dopo aver letto il fascicolo ha rigettato le richieste dell’avvocatura dello stato, ha disposto l’esecuzione della sentenza, riservandosi di sentenziare sulla materia. Abbiamo mandato questa storia al signor Presidente della Repubblica, al signor Presidente del Consiglio, al signor Ministro della Giustizia, ai signori al vertice del Dap, affinchè con 13 anni di ritardo si onorasse il sacrificio del lavoratore fedele servitore” ma” a tutt’oggi non abbiamo ricevuto alcuna risposta, poiché la vita di un poliziotto penitenziario per loro e per i mass media non vale nulla.”

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