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Gallipoli: un rustico, cinque euro Sportello dei diritti: antitesi al marketing territoriale

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Di seguito il comunicato dello Sportello dei diritti:
Sta girando da qualche giorno sui social network un’immagine assai eloquente di cosa possa accadere quando in luoghi come Gallipoli vi è un esplosione della domanda di beni di ogni genere conseguente agli afflussi che conoscono in questo periodo le località balneari più in auge, come quelle del Salento, e la speculazione non conosca alcun tipo di controllo. Un tipico prodotto della rosticceria locale, il rustico, il noto e gustoso disco di pasta sfoglia ripieno di pomodoro, mozzarella e besciamella delle dimensioni di un pugno della mano, commercializzato normalmente in bar e rosticcerie al prezzo variabile al dettaglio tra 1 ed 1,50 euro (che solo nei bar più esclusivi arriva a 2, 2,50 euro), venduto in uno dei più noti lidi della “Città Bella” a 5 euro! È questa, infatti, l’indicazione che si legge sulla vetrina riscaldata posta in bella vista sul bancone di uno dei chioschi sul mare più famosi: “Rustico leccese € 5,00”, approfittando del fatto che il turista probabilmente non conosce il “prezzo locale di mercato” e può essere attratto dallo sfizioso prodotto tipico anche perché trovandosi vicino al mare è impossibilitato a fare un rapido confronto e magari è pure affamato. È questa la logica esasperata del profitto che costituisce anche un’antitesi al marketing territoriale, perché poi il turista, smaltita l’euforia dell’acquisto, capisce la “fregatura” del prodotto tipico venduto come oro, ma anche una speculazione che non trova giustificazione se non solo e soltanto nella ragione dell’utile economico elevato alla massima potenza di quelli esercenti che comprendono le tendenze, le sfruttano e che però vengono legittimati quando la massa si adegua e compra. Ecco perché per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, l’unico strumento in mano ai consumatori contro comportamenti speculativi di questo tipo è il “non comprare”, se il prezzo si mantiene su livelli ingiustificati rispetto a quelli normalmente praticati in zona, e l’informarsi anche attraverso il passaparola: i social network, come Facebook in questo caso, possono darci una grossa mano perché manifestano eloquentemente anche l’indignazione degli avventori. Basta leggere i commenti sul “Rustico leccese € 5,00″…




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3 Comments

  1. Però se lo dovete far pagare 5 euro non lo scrivete su un nastro adesivo di carta…
    su la classe non è acqua 🙂

  2. Pagai una crepès 7 euro una crèpes in una bancarella per le adiacenze del centro storico di Lecce nel 2005 con quella imbecille che poteva avere come amante “l’imprenditore” che aveva questa carrozzella, tutta contenta di aver spennato qualcuno…
    Lo volevo fare proprio per fare il turista e assoporare quello che oggi si chiama street food
    ma mi è rimasto il ricordo che alla fine se li scelgono quelli che si mettono affianco…

  3. Dopo qualche anno ho riassaporato la frase di berlusconi sulla crisi nella quale disse che non c’era in quanto ristoranti e pizzerie e similari erano sempre pieni anche supportando, quindi,il costo di 5 euro per un rustico.

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