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Brindisi, area industriale: “suolo contaminato, l’Unione europea valuta la procedura d’infrazione” Rosa D'Amato, eurodeputata M5S: noi pronti a portare le carte in procura

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Di seguito un comunicato diffuso da Rosa D’Amato, deputata al parlamento europeo:

“Ho chiesto alla Commissione Ue di verificare la gravissima situazione delle falde acquifere nell’area industriale di Brindisi e la risposta è stata chiara: il Consorzio che gestisce l’area ha violato la direttiva sulla responsabilità ambientale per non avere ancora disposto alcuna azione di bonifica e pertanto l’Italia rischia di vedersi aprire una nuova procedura d’infrazione. Non è possibile stare ancora con le mani in mano: le autorità preposte devono avviare immediatamente le bonifiche. Noi siamo pronti a portare le carte in Procura. I responsabili di questo scempio alla salute dei cittadini e all’ambiente vanno puniti”. Lo ha detto Rosa D’Amato, eurodeputata del Movimento 5 Stelle, commentando la risposta della Commissione europea a una sua interrogazione sulla situazione delle falde della zona industriale di Brindisi. “Il Comune brindisino – si legge nell’interrogazione – ha disposto il 9 marzo 2016 il divieto di attingimento e utilizzo a fini agricoli delle acque di falda freatica da pozzi situati nella zona industriale e ricadenti nel Sito di Interesse Nazionale di Brindisi, (…) a causa dell’accertamento, nelle acque di falda, di sostanze chimiche, anche cancerogene, al di sopra delle soglie di contaminazione”.

Questa situazione, spiega D’Amato, “non è certo nuova: già nel 2004 delle caratterizzazioni avevano messo in luce il problema e nel 2007 un accordo di programma stipulato Sogesid doveva portare alla realizzazione di ‘barriere idrauliche, emungimento e successivo trattamento delle acque in appositi impianti’. Ma nulla è stato fatto”.

L’eurodeputata tarantina punta il dito contro il Consorzio ASI/SISRI, ente pubblico che gestisce l’area: “Il Consorzio non ha mosso un dito, in barba alla salute dei cittadini. Brindisi, come Taranto, ha pagato troppo caro, in termini ambientali e sanitari, l’aver ospitato industrie inquinanti sul territorio ed è giunta l’ora che chi ha devastato il territorio, ripaghi il danno subito”, conclude.

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