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Brindisi, venticinque anni fa. Omaggio a una città ospitale La nave "Lirja" con cinquemila albanesi sbarcò alle 10 del mattino, il 7 marzo 1991. A fine giornata furono in tutto 27mila i migranti arrivati in quel porto della Puglia

Diario dallinferno di Brindisi puntata 201 copia

sbarco migranti brindisiDi Mauro Mari:

Era una normale mattinata di un giovedì di marzo quando sul porto di Brindisi apparve la sagoma di una modesta imbarcazione. Si chiamava Lirja; era piena oltremisura. Partita 36 ore prima da Durazzo, portava in grembo 5 mila profughi albanesi. Donne, uomini e bambini che scappavano da un paese disgregato, nel caotico passaggio dalla dittatura comunista alla democrazia di stampo occidentale.

Due ore dopo la Lirjia fu il turno di una nave mercantile, la Tirana. E poi ancora l’Apollonia e sei pescherecci. L’ultima ad entrare nel porto di Brindisi fu la Legend. Sulla banchina di Sant’Apollinare si conteranno a sera circa 27 mila persone.

Un esodo di proporzioni enormi per una città di appena 90 mila abitanti. E per di più inaspettato: lo Stato e le autorità locali non avevano minimamente previsto quella migrazione massiva. Pertanto toccò alla popolazione brindisina far fronte in maniera diretta all’emergenza.

Con le proprie case, i propri risparmi, i propri vestiti. Ma soprattutto con immensa umanità. Il sindaco di allora, Giuseppe Marchionna, dimostrò grande saggezza. Alle 8 del mattino del giorno dopo, l’8 marzo, registrò un messaggio diffuso poi da radio e tv locali ogni quarto d’ora, con cui invitava la cittadinanza ad aiutare quella gente: “hanno solo fame e freddo…” (fonte ilfattoquotidiano.it). La gente di Brindisi non si fece pregare, e dai balconi cominciarono a piovere generi alimentari, vestiti e medicine. I garage furono adibiti a mense improvvisate. Nelle stanze vuote vennero accolti donne e bambini e i telefoni fissi usati per rassicurare i parenti rimasti a casa. Le 36 scuole della città divennero dei dormitori.

Ben 5 giorni dopo l’emergenza, lo Stato si fece finalmente carico della situazione. Molti albanesi rimasero in Puglia integrandosi perfettamente con quel popolo già conosciuto in Albania sule frequenze Rai e TeleNorba.

Tanti altri si sparsero in giro per l’Italia. Ma tutti quanti ricominciarono da zero, anche quelli che in Albania erano qualcuno, e dopo pochi chilometri di mare erano diventati nessuno. La popolazione brindisina in primis, e poi quella pugliese tutta, aiutarono quei tanti nessuno scappati dal caos. Il loro sindaco non fece propaganda sull’emergenza ma invitò la sua gente ad accoglierli. In fondo, avevano solo fame e freddo.

Si raccomanda la lettura di “Diario dall’inferno di Brindisi” al sito www.pinomarchionna.it dal quale è tratta la foto di Damiano Tasco, che pubblichiamo in home page

(foto interna a sinistra: fonte oisaconca.blogspot.com)

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