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Taranto: Marcegaglia chiude, appello di Confindustria

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 Di seguito un comunicato diffuso da Confindustria Taranto:

L’annunciata chiusura dello stabilimento Marcegaglia non fa altro che rendere eclatante una condizione già palese: la desertificazione industriale, a Taranto, non è più un rischio ma è una realtà.  

Più volte l’abbiamo denunciato senza ottenere alcuna risposta, invocando l’accelerazione di quegli investimenti che potrebbero, attraverso un virtuoso flusso di nuove risorse sul territorio, dare nuova linfa all’economia ed all’occupazione. E parliamo degli enormi ritardi che riguardano i molteplici interventi del Porto, gli investimenti Eni, tutta la complessa opera di bonifiche dell’area jonica che non registrano al momento passi in avanti rispetto alle sole dichiarazioni di intenti.

Legare il futuro immediato del territorio alla realizzazione degli investimenti ancora in itinere non è spostare l’attenzione da un problema all’altro. Anzi. Dopo Vestas e Marcegaglia – e parliamo solo dei due casi più recenti – che investono il futuro di 260 famiglie, altre potrebbero essere, a breve, le situazioni di criticità pronte ad esplodere.

La siderurgia ha già mostrato, in maniera inequivocabile, una flessione dovuta non solo ai noti gap ambientali. Tutto il comparto legato alla navalmeccanica, e quindi all’indotto arsenale, mostra la corda. Segnali negativi arrivano da Cementir, che ha dichiarato a Taranto la mobilità per 60 unità lavorative, e ancor di più da Tct, che aveva legato le sorti di 500 dipendenti (revocando, poco più di un anno fa, la già avviata procedura di mobilità) alla sottoscrizione di un accordo generale per lo sviluppo dei traffici containerizzati nel porto di Taranto sottoscritto in sede di Presidenza del Consiglio.

 

 

 

 

I ritardi nell’esecuzione del previsto piano industriale hanno riportato inevitabilmente la situazione ai livelli di emergenza che preesistevano all’accordo, a rischio sono nuovamente sia i livelli occupazionali sia la permanenza della Taranto Container Terminal all’interno dello scalo portuale jonico.

Ecco perché – e torniamo a denunciarlo con forza, pur consapevoli di averlo già fatto già troppe volte – appare urgente, a questo punto improcrastinabile, che a livello centrale il “caso Taranto” assuma un carattere diverso rispetto a quello avuto finora.

Il tavolo interministeriale aperto presso la Presidenza del Consiglio deve assumere il carattere dell’emergenza: in gioco ci sono le sorti di un intero sistema che sta irrimediabilmente andando a pezzi; ci sono pezzi di storia industriale tradizionali ma purtroppo anche recentissimi – e sia Vestas sia Marcegaglia ne sono un chiaro esempio – che si stanno staccando dal tessuto economico e sociale del territorio con ripercussioni pesantissime.

Occorre in tempi brevissimi assicurare che gli investimenti in itinere siano sbloccati e realizzati.

Occorre ridare prospettive all’economia, rimettere in moto meccanismi inceppati.   

Occorre, soprattutto, uscire dal clima di passività che sta nuovamente avvolgendo la città, travolta da chiusure e fallimenti, e convincersi, una volta per tutte, che senza l’industria  non ci potrà essere crescita né dell’economia né dell’occupazione.

Confindustria si adopererà in tutti i modi possibili – anche col coinvolgimento di Confindustria nazionale – per far fronte all’emergenza. Ma l’appello va anche, e forte, alle nostre istituzioni, affinchè ottengano, interloquendo col Governo centrale, risposte ad istanze che non possono più attendere. 




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