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Festival della valle d’Itria: al figlio del cieco, ma le conviene portare suo padre? L'incredibile risposta dalla biglietteria alla domanda su eventuali agevolazioni per i portatori di handicap

manifesto festival

Il festival della valle d’Itria, eccellenza culturale, oggi è stato capace di questo.

Biglietteria: si presenta un signore intenzionato ad acquistare tre biglietti per lo spettacolo “Il barbiere di Siviglia” in programma domani. E chiede, il signore, se siano previsti dei dispositivi a favore dei portatori di handicap. L’addetta chiede che tipo di handicap sia e il signore dice che il padre è cieco. Risposta, incredibile ma vera, dell’addetta alla biglietteria: ma le conviene portare suo padre?

L’allibito figlio del cieco dapprima ha chiesto cosa ci fosse di strano a voler portare il padre ad assistere allo spettacolo e l’addetta della biglietteria ha completato, per così dire, l’opera: non è solo musica, ci sono anche interpretazioni figurative. Quindi, il figlio del cieco si è rivolto al cronista. Per denunciare l’accaduto.

Festival della valle d’Itria: eccellenza culturale. Aggiungiamoci anche eccellenza nello stile e nell’educazione, no? Orgoglio della Puglia, definito tale dal presidente della Regione. C’è di che essere orgogliosi, con prodezze del genere. Come no. Urge però una risposta dagli enti pubblici che mettono i soldi, pubblici, anche di quel cieco, perché il festival della valle d’Itria si faccia: ad esempio, il Comune di Martina Franca con il sindaco, o con l’assessorato alla Cultura o quello alle Politiche sociali, ha qualcosa da dire o può sollecitare un rimedio all’indecorosa situazione? Non si farà finta di nulla, va auspicato. Si tratta del secondo pazzesco episodio di queste ore, dopo quello di Lecce in cui a un’avvocatessa che doveva sottoporsi a chemioterapia, ed era in ospedale, è stato negato il rinvio dell’udienza. A Lecce, nel giro di poche ore, il presidente della Corte civile d’appello si è detto pronto alle dimissioni. A Martina Franca? (agostino quero)

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4 Comments

  1. Il Festival della Valle d’Itria è sempre stato sensibile alle problematiche degli spettatori diversamente abili, cercando di andare incontro alle difficoltà degli stessi. Pertanto la notizia apparsa su questo blog, ha indotto l’organizzazione ad accertare tempestivamente i fatti denunciati.
    La responsabile della biglietteria ha negato che sia mai successo quanto esposto nel detto articolo, e che mai nessuno quest’anno si è presentato per richiedere biglietti per spettatori non vedenti.
    Il Festival, al fine di fugare comunque ogni dubbio sull’operato dei propri collaboratori, è disposto ad incontrare la persona che ha contattato il cronista, per verificare il reale svolgimento dei fatti e valutare eventuali provvedimenti.
    Riteniamo in ogni caso che un giornalista esperto quale il Dott. Agostino Quero, prima di pubblicare una notizia altamente lesiva per la reputazione del Festival, avrebbe dovuto quanto meno ascoltare la versione di tutte le parti coinvolte.
    L’organizzazione

    1. Grazie. Il sottoscritto aspetta dal festival della valle d’Itria da undici mesi (agosto 2014) una risposta a proposito di pagamento Siae, per chiarire una questione forse da un milione e mezzo di euro. Non l’ha ottenuta. Il sottoscritto, quindi, ha diretta esperienza del fatto che ascoltare la versione del festival della valle d’Itria è stata una vana speranza. (agostino quero)

  2. Al di la della questione del portatore di handicap.
    Siamo stanchi di vedere un festival che non esisterebbe se non con ingenti spese pubbliche, che mette in scena opere brutte e pesanti (non a caso dimenticate). Quest’anno con l’autore contemporaneo Tutino (le Braci) hanno raggiunto l’apice della bruttezza musicale. Verdi si sta rivoltando nella tomba.
    Questa inattaccabilità del festival deve finire.

    1. Grazie per il suo intervento. La devo però pregare di non intervenire, con questo tipo di considerazione, sul caso specifico, non perché lei non ne abbia diritto,,anzi, ma perché va evitato che si finisca in cerchi concentrici tali da non arrivare al centro di questa storia specifica, ovvero l’inaccettabile trattamento verso un cieco. (agostino quero)

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