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Pnrr: Decaro, preoccupati per le opere dei Comuni da 2,6 miliardi di euro. Dal governo impegni senza spiegazione Salario minimo: petizione online delle opposizioni (tranne Iv) già a quota centomila firme

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I sindaci non sono l’opposizione. Sono l’espressione delle comunità locali che mettono insieme i 59 milioni di abitanti di questo Paese ed i territori. E le comunità hanno ribadito una volta ancora preoccupazione per come il ministro Raffaele Fitto sta procedendo con il Pnrr. Non sono manco i soli, ad essere preoccupati. Dalle parti di palazzo Chigi nessuno si fa venire neanche un briciolino di dubbio sulla strada che Fitto sta conducendo? Siamo tutti tranquilli?

“Usciamo dall’incontro di oggi con il ministro Piantedosi con un impegno sulle risorse sostitutive ma anche con una domanda alla quale non abbiamo ricevuto alcuna risposta: perché sono state spostate le opere del Pui (piani urbani integrati, ndr.) dai finanziamenti Pnrr? Sono progetti e opere per 2,6 miliardi di euro, che sono dei Comuni e che sono per oltre il 94 per cento già aggiudicate”. Questa frase è del presidente dell’Anci, Antonio Decaro. All’incontro con il ministro dell’Interno hanno partecipato anche gli altri sindaci delle città metropolitane.

“Della proposta di definanziamento da parte del governo non si capisce la ragione e anche oggi non c’è stata alcuna spiegazione da parte del ministro” si legge dal comunicato stampa Anci. “Parliamo di opere cruciali per le nostre città, interventi per le periferie che potranno risanare situazioni sociali ed economiche difficili: perché dobbiamo metterle a rischio con un cambio immotivato della fonte di finanziamento? Al ministro abbiamo anche segnalato il rischio grave di suscitare un clima di sfiducia dei cittadini verso lo Stato, visto che si crea incertezza laddove noi sindaci avevamo assunto impegni rigorosi con le nostre comunità”. Secondo il sindaco di Bari, il ministro “oggi ha solo ribadito che le opere si faranno e che il governo le considera un obiettivo importante. Apprezziamo l’affermazione da parte di un ministro che stimiamo e ne prendiamo atto, ma purtroppo rimane un impegno generico che non ci rassicura, anche perché non è stata accolta la nostra proposta di esaminare caso per caso quali opere siano eventualmente a rischio di bocciatura da parte della Commissione Europea”. Il ministro a sua volta ha affermato che ”è doveroso andare avanti, la copertura giuridica c’è e non c’è alcuna intenzione di definanziare i progetti”.

Alla preoccupazione di Decaro rispondono subito due esponenti di Fratelli d’Italia. In una nota congiunta, Filippo Melchiorre ed Ignazio Zullo, senatori, sostengono che “Decaro continua a non difendere gli interessi dei Comuni e di Bari, in particolare, chiedendo che molti interventi restino nel PNRR, mentre proprio il suo Comune accumula ritardi che senza l’intervento del Governo metterebbero a rischio la misura. Per i Piani Urbani Integrati (PUI), infatti, la Città metropolitana a fronte di 183,473 milioni di euro di interventi previsti, secondo quanto emerge dalle Banche dati Anac e dal sito internet della Città Metropolitana di Bari, ha pubblicato procedure di affidamento lavori per 71,216 milioni di euro (39%) e aggiudicato solo 6 milioni di euro di lavori (3%). Il decreto interministeriale del 22 aprile 2022 che ha finanziato i PUI prevedeva che i Comuni aggiudicassero i lavori entro il 30 luglio 2023. Senza lo spostamento di fondi proposto dal Governo, quindi, i due PUI di Bari sarebbero a rischio definaziamento e non per volontà del Governo ma per inerzia del Comune. Sarebbe utile, più che polemizzare inutilmente con il Governo, ringraziarlo e collaborare per correggere errori pregressi e realizzare realmente tutti gli interventi previsti”. Il punto è che Decaro ha parlato a nome di tutti i Comuni d’Italia. Non di Bari (ed al riguardo si attende una replica doverosa del sindaco). Su tutti i Comuni d’Italia, cioè sulla preoccupazione generale, i due senatori non si sono espressi, in questa loro comunicazione.

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Altro fronte delicatissimo: il salario minimo. Tutte le opposizioni, esclusa Italia Viva, hanno avviato una petizione che online ha accumulato in poche ore centomila firme di cittadini.

 

 

 

 

 

 

 

 




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