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Le meraviglie delle Isole Tremiti Puglia da non perdere

1 portone delle mura di san nicola

Di Anna Lodeserto:

Tremiti: arcipelago pugliese, costituito da cinque isole, del mare Adriatico. A 22 chilometri dal Promontorio del Gargano e 45 da Termoli (costa molisana).
Storia, natura, bellezze architettoniche e paesaggistiche, mare e sole, leggende e realtà. Mix perfetto che rende le Isole Tremiti una meta di viaggio molto gettonata.
La destinazione è raggiungibile in vari modi. Numerose compagnie di trasporto marittimo collegano le Isole alla terraferma. Tutti i giorni dell’anno è possibile partire dai porti dell’Abruzzo (Pescara, Ortona, Vasto), del Molise (Termoli) e della Puglia località Gargano (Manfredonia, Vieste, Peschici, Rodi Garganico).
Il porto da cui si effettuano più corse giornaliere è Termoli. La traversata ha una durata che varia da 50 minuti a due ore, ed è fruibile utilizzando navi, motoscafi, piroscafi.
Dall’aeroporto di Foggia parte ogni giorno (salvo particolari condizioni atmosferiche avverse) un elicottero. 20 minuti è la durata del volo.
Le auto e le moto non sono ammesse sulle Isole, eccezion fatta per San Domino previa autorizzazione comunale.
La decisione di non permettere la circolazione degli autoveicoli è dovuta alle piccole dimensioni dell’arcipelago ed anche al rispetto per la flora e la fauna che caratterizzano la meta del soggiorno.
Le isole Tremiti sono conosciute anche come Isole Diomedee, con chiaro riferimento all’ eroe greco Diomede.
La leggenda narra che Diomede gettò in mare tre mastodontici massi che portò con sé da Troia. Successivamente i tre sassi riemersero sotto forma di isole dando vita, così, a San Domino, San Nicola e Capraia.
Lo stretto legame leggendario tra Diomede e le Tremiti non lega soltanto la nascita delle Isole all’eroe greco, ma narra che quest’ultimo vi sia morto vittima di un nubifragio.
Sull’isola di San Nicola vi è, infatti, una tomba di epoca ellenica conosciuta come Tomba di Diomede.
Le Diomedee, chiamate dai tremitesi anche Arenelle, sono degli uccelli che popolano le falesie e le scogliere dell’arcipelago. È comune pensare che le Diomedee siano i compagni di viaggio dell’eroe greco trasformati dalla dea Afrodite in uccelli, affinché potessero piangere nel tempo la scomparsa di Diomede.
Virgilio, tra i massimi rappresentanti della cultura al tempo dei Romani, fornisce una sua interpretazione della leggenda in merito alle Diomedee. Stando a quanto scritto da Virgilio, la trasformazione degli uomini in uccelli è dovuta ad una discussione avvenuta tra Diomede ed Afrodite.
Insomma, seppur i protagonisti delle varie leggende ed interpretazioni siano gli stessi, la storia degli uccelli tipici delle Isole Tremiti è avvolta da un affascinante mistero.
Un’altra leggenda vede come protagonista un eremita, il quale scelse questo luogo per ritirarsi e per dedicare la sua vita alla contemplazione e meditazione.
A scriverne è Benedetto Cocarella nella Cronica Istoriale delle Tremiti del 1606. Narrazione vuole che la Vergine Maria sia apparsa in sogno all’eremita indicandogli il posto in cui avrebbe trovato un tesoro, con cui avrebbe dovuto costruire una Chiesa in onore della Madonna.
Le reticenze dell’uomo costrinsero la Vergine ad una seconda apparizione. Superata la diffidenza iniziale, l’eremita si recò nel luogo indicato e lì trovò il Tesoro di Menelao (monete e monili) con cui edificò la Chiesa di Santa Maria a Mare.
Secondo la Cronica Istoriale, il ritrovamento del Tesoro e la conseguente costruzione della Chiesa resero l’isola di San Nicola meta di pellegrinaggio. I credenti raggiunsero l’isola in numero importante e straordinario. Questa situazione mise in grave difficoltà l’eremita, al punto che chiese l’intervento del Papa. Quest’ultimo non restò sordo alla richiesta d’aiuto ed affidò il governo dell’isola all’Ordine dei Benedettini.

 

2. veduta chiesa santa maria a mareLa Basilica, che custodisce mosaici pavimentali dell’XI secolo ed un crocifisso del secolo XIII, si trova sull’isola di San Nicola. La Chiesa, che domina il porto, è stata ricostruita dai Benedettini di Montecassino nel 1045 rifacendosi alla Chiesa preesistente dedicata alla Vergine e già abbazia dei Benedettini. L’Isola è conosciuta, per questo motivo, anche con l’appellativo di Montecassino in mezzo al mare.
Attorno all’anno 1237 la presenza dei Benedettini terminò, in seguito alla decisione papale di sostituire il suddetto Ordine con i Circensi. L’abbazia fu vittima di saccheggio ad opera del corsaro dalmata Almogavaro e della sua flotta, i quali non ebbero né pietà e nemmeno rispetto per i monaci che furono trucidati.
Il centro religioso si ripopolò nel 1412 quando il Papa Gregorio XII ordinò, dopo aver ricevuto numerose pressioni e lettere apostoliche, ad una piccola comunità di Canonici Lateranensi di trasferirsi sull’isola.

3.vista del castello di san nicolaSan Nicola, nonostante le dimensioni ridotte, dal punto di vista storico ed artistico è la più importante. Su quest’isola sono stati rinvenuti resti di un insediamento preistorico risalente al I millennio a. C.
Sono, inoltre, riscontrabili fori di palificazione di probabili capanne riconducibili all’Età del Ferro. I fori sono stati intervallati da fosse sepolcrali e da due tombe a grotticella che risalgono all’età ellenica e classica (la Tomba di Diomede ne è un esempio).
La Vasca di San Nicola è una cisterna (databile tra il I secolo a. C. ed il I secolo d. C.) scavata nella roccia e rivestita in opus incertum (opera incerta. È una tecnica di edilizia romana, si riferisce al modo in cui si realizza il paramento di un muro in opera cementizia).
La tecnica dell’opus incertum è stata utilizzata anche per la costruzione di una Domus romana. I resti di una seconda Domus, contemporanea della prima, sono stati rinvenuti sotto la sede del Municipio.
Dal porto, attraversando la cinta muraria, è possibile raggiungere il convento – castello fortificato per merito di Carlo d’Angiò.

 

4. castello di san nicolaSan Domino, ricca di strutture ricettive oltre che di numerosi spazi verdi, è l’isola più estesa dell’arcipelago.
È il centro turistico ed è qui che avviene il primo incontro con le Isole Tremiti.
L’isola porta il nome del vescovo e martire San Domino al quale fu consacrata una piccola Chiesa. Sin dai tempi antichi, quest’isola è stata degna di lode e di attenzione per l’aria particolarmente salubre, per la presenza abbondante di vegetazione ed alberi da frutto.
5.panoramica san nicolaNel 1870 si assistette ad un nuovo abbandono dell’isola in questione. Nei primi decenni del Regno d’Italia, San Domino divenne colonia penale (situazione verificatasi anche al tempo del Regno del Napoli), ed i direttori si impegnarono per salvaguardare le varie colture impegnando i detenuti in lavori agricoli.
Durante il Fascismo divenne una colonia penale per gli omosessuali.
Passeggiando tra le tante calette presenti ci si può imbattere in una particolare quanto meravigliosa scultura naturale. Tra Cala Matano e Punta di San Domino si erge lo Scoglio dell’Elefante, una roccia alta circa 20 metri che sembra ritrarre l’animale intento ad abbeverarsi nelle acque del Mar Adriatico.
6.PANORAMICA FARO SAN DOMINOL’isola di San Domino è circondata da grotte marine, così belle e naturali da lasciar senza fiato il visitatore.
7.grotta delle viole san dominoLe Grotte del Bue Marino (il nome è dovuto alle foche monache che in passato vi sostavano) e le Grotte Delle Viole (nome derivante dalla colorazione rossa violacea delle alghe che tappezzano le pareti) sono visitabili tramite escursioni autorizzate ed organizzate da centri specializzati presenti in loco.

L’Isola Capraia, conosciuta anche come Caprara oppure Capperaia, è la terza isola più grande dell’intero arcipelago. È la dimora dei gabbiani, un paradiso naturale ove gli uccelli e la vegetazione crescono e vivono indisturbati dall’uomo, nonostante quest’ultimo li tuteli curando e preservando l’ambiente naturale.
Quest’isola deve il nome ai primi ed unici abitanti, ossia le capre selvatiche, e ad una massiccia presenza di capperi.
8.architello di capraiaNell’anno 1000 a.C. furono i Greci a notare la presenza delle capre, per questo motivo battezzarono l’isola Aegylon ossia Terra delle Capre. I Romani la chiamarono Capraia e nel Medioevo divenne Caprara. Il nome è stato tradotto e tramandato, fino ai nostri giorni, secondo gli usi linguistici del tempo e delle civiltà che si avvicinavano all’isola.
Dal 1998 è sommersa, a circa 14 metri di profondità, la statua di San Pio. Si tratta di un’opera di circa tre metri, considerata la più grande del mondo, scolpita dal foggiano Domenico Norcia.
Cretaccio è poco più di uno scoglio, un vero e proprio ponte naturale tra San Domino e San Nicola.
Il nome deriva dal colore della creta giallastra da cui è costituito. Un’antica leggenda racconta che di notte si aggiri, soprattutto in concomitanza di forti temporali e bufere, il fantasma di un uomo senza testa. L’uomo potrebbe esser riconducibile ad un prigioniero evaso dalla colonia penale ivi presente il quale, nuovamente catturato, venne decapitato proprio a Cretaccio.
Un’altra credenza popolare vuole che lo scoglio attiguo, La Vecchia, sia abitato dal fantasma di una signora anziana intenta a filare. Si tratterebbe, pare, dello spirito di una strega che in tempi lontani fu proprietaria dello scoglio.
Pianosa, situata a circa 20 chilometri dall’Isola di Capraia, appartiene amministrativamente alle Tremiti seppur costituisca un’isola a sé. È una Riserva del Parco Marino costituito nel 1989 all’interno del Parco Nazionale del Gargano.
La Riserva Marina delle Isole Tremiti è uno degli habitat naturali più belli e particolari del mediterraneo. La Riserva comprende l’intera area costiera che circonda ed abbraccia l’arcipelago. È possibile ammirare alghe quali, ad esempio, Acetabularia Mediterranea e la Corallina Mediterranea. Nel patrimonio ittico rientrano specie quali dentici, orate, aragoste, cefali, cavallucci marini, polpi, seppie e cernie.
La bellezza e la particolarità dei fondali si prestano per vivere l’esperienza indimenticabile dell’immersione subacquea.
Pianosa è una Riserva integrale in quanto è vietata la navigazione, la pesca e la balneazione. Soltanto ed unicamente previa autorizzazione dell’Ente gestore (Parco Nazionale del Gargano) è possibile navigare per effettuare visite guidate o per fini scientifici.
Riserva generale è Caprara (dalla zona Cala Sorrentino fino allo Scoglio Caciocavallo) ed una parte di San Domino (compresa tra Punta Provvidenza e Punta Secca). In quest’area è vietata la pesca subacquea, sportiva, e professionale così come , anche, la navigazione non autorizzata.
San Nicola e parte di San Domino sono Riserva parziale. Qui sono autorizzate la pesca sportiva e le immersioni.
Lucio Dalla, cantautore bolognese, ha amato così tanto le Isole Tremiti al punto da aver intitolato l’album del 2001 Luna Matana.
Chiaro è il riferimento a Cala Matano (il nome rimanda ad una duchessa, moglie di un amministratore locale) sull’isola di San Domino,ove, Lucio Dalla acquistò una villa.
Lo stretto legame tra Lucio Dalla e la Puglia è da ricercarsi nella sua infanzia. La madre, sarta di origini pugliesi, sceglieva di trascorrere con il figlio Lucio le vacanze nella sua terra d’origine.
Le Tremiti sono state una vera e propria musa ispiratrice per il cantautore che ha, infatti, composto proprio in questa terra tre tra i suoi brani più celebri. 4 marzo 1943, Piazza Grande e Com’è profondo il mare.
In estate Dalla organizzava sull’isola un concerto Il mare e le stelle a cui partecipavano sia cantanti emergenti che artisti affermati del panorama musicale. L’evento si svolgeva a San Nicola, nei pressi del Castello.
Le Isole Tremiti rappresentano un’esperienza da vivere ad un tuffo dalla terraferma.

(foto: Valerio Sorci)

Si ringrazia per la preziosa collaborazione la Pro Loco delle Isole Tremiti




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