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Taranto: Federica De Luca, uccisa con il figlio di quattro anni dal marito Luigi Alfarano che si è suicidato Lei, arbitro di pallavolo Fipav; lui, volontario per l'associazione di assistenza ai malati terminali di cancro. La fine del matrimonio all'origine della strage familiare

federica de luca 1

federica de luca 1La mamma di lei, non avendo notizie, ieri ha allertato la polizia. Così sono iniziate le ricerche. In casa, a Taranto, lei, Federica De Luca, è stata trovata morta. In via Galera Montefusco, non lontano da viale Magna Grecia. La 29enne, neolaureata, arbitro federale (Fipav) di pallavolo e di recente nominata commissario Ug Ta, è stata rinvenuta cadavere dopo che i pompieri hanno aiutato i poliziotti ad entrare nell’abitazione. Strangolata. Il quadro che si era prospettato, terribile: e ha portato fino a Pino di Lenne, territorio di Palagiano, alla casa in campagna della famiglia.

Il marito, Luigi Alfarano, al mare aveva portato il figlio: gli ha sparato, uccidendo anche il bambino di quattro anni. Poi, il cinquantenne ha puntato la pistola verso di sé, uccidendosi. Alfarano si occupava di coordinamento dei volontari impiegati nelle raccolte fondi nell’ambito dell’Ant, associazione che si dedica ai malati terminali di cancro. Ieri era in programma l’udienza per la separazione, la fine del matrimonio. Che Alfarano aveva ritenuto insopportabile, al punto di fare una strage.

A causa di un errore è stata diffusa la fotografia di un uomo, Alessandro Liuzzi, assolutamente estraneo alla vicenda. Foto rimossa non appena consapevoli dell’errore. Ce ne scusiamo con l’interessato, i suoi familiari e con i lettori.

 




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18 Comments

  1. All’origine della strage c’è una cultura da neanderthal per cui la donna è proprietà del marito, non “la fine di un matrimonio”, pennivendoli.

  2. Vergogna. Usando queste parole siete COMPLICI mettetevelo in testa. E CAMBIATE. Ve lo chiediamo con tutte noi stesse. AIUTATECI, è così difficile da capire?

    1. Grazie per il suo intervento. Intanto una richiesta di aiuto a lei: quali parole ci renderebbero complici (accusa gravissima, lei comprenderà) e in cosa dovremmo cambiare? Lei pensa di avere a che fare con uomini non rispettosi delle donne? Perché questo, personalmente, non glielo permetto. Ok? Ecco, illustri il suo punto di vista, in maniera dettagliata per aiutarci a capire e, come dice lei, cambiare. Grazie ancora. (agostino quero)

  3. L’articolo, in questi termini, fa passare il messaggio che la causa dei femminicidi risieda nella fine di una relazione, mentre in realtà è la cultura del possesso maschile la vera motivazione.
    “Il problema non è il problema, il problema è il tuo atteggiamento nei confronti del problema, comprende?” cit. Capt Jack Sparrow.

  4. “La fine del matrimonio” come causa scatenante di un doppio omicidio? Il mio ex marito è un uomo molto fortunato, evidentemente. Vi rendete almeno conto di.quello che scrivete? Avete chiesto scusa per aver sbagliato la fotografia, fate un altro piccolo passo, coraggio.

  5. Ha ragione, Signor Agostino Quero: i toni aggressivi non portano a nulla.
    Ci scusi se ci capita qualche volta di utilizzarli, sono dettati dalla rabbia derivante dal senso di frustrazione che proviamo quando leggiamo frasi semplici, ormai di uso quotidiano, come quelle che ha utilizzato nel suo articolo, parole apparentemente innocenti, ma che, mi creda, giustificano gesti che una giustificazione non la trovano.
    Mi spiego meglio, visto che lei mi sembra sinceramente stupito: la frase incriminata è nel titolo “La fine del matrimonio all’origine della strage familiare”.
    Non le suona strana, vero? e nemmeno offensiva, lo so.
    Ora provo a farle osservare la cosa dal punto di vista di una donna che vive in una società che giustifica ogni giorno omicidi di donne da parte di uomini che mal sopportano l’abbandono. Omicidi efferati, eppure, quasi quasi, a fare la parte delle vittime sono gli uomini. Quante volte avrà scritto anche lei: “era depresso”, “aveva perso il lavoro”, “non riusciva a vivere senza di lei”? Analizzando bene, crede veramente in quello che ha scritto? La fine del matrimonio è la causa di questa tragedia? O la “maledetta” frase: finchè morte non ci separi? Per quale motivo le donne abbandonate – e ce ne sono, mi creda – si sbattono per crescere i figli, per rifarsi una vita, per andare avanti dignitosamente, mentre gli uomini – poverini – non hanno altra scelta che tormentare fino ad ammazzare chi ha deciso di andar via? Oh, ci saranno pure donne assassine per gelosia, ma non mi sembra di averne letti di recente. Invece nei giornali, ai notiziari, quotidianamente sembrano fare a gara a commentare l’ultimo che è riuscito a commetterne uno ancora più crudele per una donna che ha deciso di cambiare, magari per non subire più abusi. E se anche fosse la più truce tra gli esseri umani, chi da il diritto a questi uomini di trucidare, di farsi carnefice? La legge non riesce (o non vuole) trovare rimedi, e i media, purtroppo, diventano complici giustificando il carnefice e addossando la colpa all’abbandono, alla disobbedienza, alla spregiudicatezza, alla ribellione da parte di chi è vittima.
    Questo è tutto.

  6. “La fine del matrimonio all’origine del dramma familiare”. Queste sono le parole. No, non è stato quello. È stato il concetto che la donna sia una proprietà, che non ha il diritto di mettere fine ad una relazione, che ha armato la mano di chi l’ha uccisa. La fine del matrimonio è, semmai, la causa scatenante di un atto che nasce, invece, da questa mentalità e da questa cultura.
    Io non credo di dovervi insegnare nulla, o meglio, mi aspetterei di non doverlo fare. Ma le parole hanno peso, un grande peso, voi dovreste saperlo più di tutti, visto che sono lo strumento del vostro lavoro. Continuare a sostenere questo tipo di tesi contribuisce a mantenere in vita una mentalità che è tra le cause di questi omicidi, mentre descrivere questi drammi con più attenzione alle vere cause sarebbe utilissimo per cambiare le cose. Questa non è un’accusa, mi pare. È un fatto su cui concordano moltissime persone, donne, ma anche uomini. Avete uno strumento importante, dovreste essere consapevoli che può o aiutare le donne, o condannarle. Quello ch vi chiedo è questo. Grazie a voi della risposta.

  7. Scritto da un uomo. Vedete, non è tanto difficile.

    “Taranto, 50enne uccide la moglie e il figlio di 4 anni dopo una lite per la separazione, poi si spara.
    Pordenone: guardia giurata 37enne spara all’ex fidanzata uccidendola, e poi si suicida. Alcuni quotidiani titolano «lei lo lascia, lui non resiste e la uccide». Insomma, ‘ste femmine sono proprio crudeli. Senza cuore.
    Intanto, gli amici di “Vince” Paduano, colui che ha ucciso Sara qualche giorno fa a Roma, su facebook rimproverano chi insulta il loro amico assassino: «Troppo facile giudicare una persona da un’azione… alla fine siamo tutti esseri umani». Insomma, chiaro no? Sono cose che succedono.
    Mi sono stancato di ripetere sempre le stesse cose, ma tant’è:
    – Iniziamo a chiamare le cose col loro nome: questi sono femminicidi.
    Si definisce ‘femminicidio’ l’assassinio di una donna uccisa perché tale, perché in qualche modo si è ribellata o rifiutata di sottostare al volere/potere maschile. Una donna uccisa durante un furto, ad esempio, non è un femminicidio. Non ci vuole molto per arrivarci, eh. Su, fate uno sforzo.
    – Serve, lo ripeto per la 3.000.000 volta, un’azione culturale su famiglie, scuola, media per insegnare il valore universale del rispetto: il corpo altrui non è di tua proprietà e dunque tu non hai alcun diritto di giudicare o impedire il libero uso dello stesso né alcun potere di decidere cosa farne.
    – Servirebbe un corso di alfabetizzazione al rispetto per certa stampa che proprio non riesce a convincersi che non esistono «delitti passionali» né donne uccise per «gelosia», ne maschi che ammazzano perché costretti da femmine ingrate, confondendo la gelosia con un sentimento più morboso e pericoloso: quello del possesso.
    Ecco, se queste tre possibilità non vi convincono, ce n’è un’altra: tifare l’arrivo dell’asteroide. Ma solo per voi. Non è mai troppo tardi.”

    1. Grazie per il suo intervento. Che si tratti di femminicidi è fuori discussione. Ha ragione, auspicando che non accada mai più, la titolazione suicidio-femminicidio è quella giusta. (agostino quero)

      1. Grazie. Sono sicura che la stessa attenzione la riserverà anche alle parole a commento, per evitare di scrivere ancora che la causa è la fine del matrimonio (o che era depresso, o qualsiasi altra giustificazione implicita). Questo sarebbe davvero un bel passo avanti, di cui tutte noi donne la ringraziamo.

  8. Il titolo in discusdione è: “La fine del matrimonio all’origine della strage familiare” Il titole corretto sarebbe stato “Il perverso senso del possesso verso altri esseri umani all’origine del duplice omicidio”

  9. “La fine del matrimonio all’origine della strage familiare” è davvero una frase fastidiosa da leggere. Non me ne voglia Agostino, io la capisco, è la prima cosa che può venire in mente per raccontare quel che è successo. Perchè dà l’idea che se non fosse avvenuta – questa “insopportabile” fine della relazione – Federica sarebbe viva. Questo rapporto di causa-effetto, magari pure vero nella testa del killer, è ciò che fa orrore alle donne, perchè significherebbe che la responsabilità è loro. Come nei casi di stupro, botte, violenze psicologiche ecc. E non di quegli uomini stronzi e narcisi che si arrogano il diritto di essere padroni, giudici e giustizieri delle donne che non fanno ciò che essi vogliono. Le parole sono importanti, non diffondiamo l’idea che una donna non può lasciare un uomo o questo è ciò che l’attende, come fosse inevitabile. O finiremo per essere troppo simili a quei mostri che hanno bruciato vive 19 donne che non si arrendevano allo stupro di massa in Iraq.

  10. “annodarsi” in una sottile disquisizione sulle espressioni usate, mostra posizioni contrapposte che contrapposte non dovrebbero essere, almeno in un caso come questo.
    Scagliarsi l’uno contro l’altro allontana dal problema, che in qualsiasi modo lo si descriva, è comunque di natura culturale, e proviene dal retaggio che ci portiamo dietro da secoli e del quale ancora non riusciamo a disfarci, forse proprio perché fossilizziamo la nostra attenzione su “come” viene usata la lingua italiana, cercando il colpevole nelle espressioni.
    Facciamola finita, questa non è una guerra tra coloro che assistono, ma tra loro e quelli che per una serie di grottesche ragioni non sono ancora riusciti a progredire.
    E’ da loro che bisogna difenderci, perché l’atrocità del femminicidio è l’orrenda punta dell’iceberg, ed è figlio di un malessere che produce tante altre brutture, forse meno eclatanti, ma che viviamo tutti i giorni sulla pelle di tutti, perché disegna un mondo contrassegnato dalla violenza e dalla prevaricazione, nel quale è difficile vivere.
    Cerchiamo, ciascuno di noi nel piccolo mondo in cui ci confrontiamo tutti i giorni, di cambiare il cambiabile, ed evitiamo di far guerra al lessico o al modo di esprimersi, specialmente quando, in definitiva, diciamo comunque la stessa cosa!!!

  11. In tutto ciò resta il vuoto…un grande dolore, quest’uomo non ha solo ucciso sua moglie ma ha spezzato la vita di suo figlio, non c’è nessuna giustificazione in tutto ciò…nessuna! Era una mia amica e niente la riporterà tra le braccia dei suoi genitori o tra noi purtroppo, nessuno vedrà più il sorriso del piccolo Andrea. Tra qualche giorno non farà più notizia perché altri orribili tragedie si saranno consumate, ma quando ci sarà fine a queste bestialità, quando si smetterà di fare pubblicità a questi esseri malvagi giustificando la loro follia con la depressione, quando si porterà rispetto per la libertà delle donne? Vi rispondo io: quando l’uomo acquisirà dignità per voltare pagina…si perché le donne vengono abbandonate quotidianamente dagli uomi si rimboccano le maniche per crescere i loro figli con immensa dignità vivono la loro vita senza sparare…bruciare…. o picchiare a morte all’ex che le ha lasciate!

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