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Il film “pugliese” e l’emozione dell’anteprima nazionale. La lezione di Amatrice "Il bene mio", diretto da Pippo Mezzapesa. Protagonista Sergio Rubini

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C’è molta Puglia in “Il bene mio”. Prodotto da Altre storie (Puglia anche qui, Cesare Fragnelli produttore) e Raicinema, diretto da Pippo Mezzapesa. Interpretato da Sergio Rubini e Dino Abbrescia e Francesco De Vito e Teresa Saponangelo. Scritto da Antonella Gaeta. Un film delicato e importante. Di recupero della memoria in un tempo che sembra essere “solo” del presente e di recupero di un senso di comunità. Film da ieri nei cinema di tutta Italia.

Emozionante l’anteprima nazionale ad Amatrice, l’altro ieri. Vedendo il film, si avrà anche un’ulteriore spiegazione del perché.

Amatrice. Due anni abbondanti dopo il terremoto. Arrivarci dalla Puglia o da qualsiasi altro posto dà la misura, negli ultimi dieci chilometri di strada, di quale sia la pochezza di tutti noi rispetto alla natura. Una strada incassata, per certi tratti, fra le montagne, che sembrano guardarti e dirti che decidono loro, non tu. Tratti di strada a senso unico alternato, sfasciati e in (difficile) ricostruzione.

Il paese è un agglomerato di prefabbricati. Quello che era il corso è un viale pannellato  (si dice? Chissà) ai lati. Macerie, ancora, tante. Tante. Una chiesa è retta da una miriade di tubi Innocenti. Dà la misura della difficoltà degli interventi. La sorvegliano a vista i militari in mimetica, di guardia proprio di fronte.

Il film è al nuovo cinema Paradiso. Almeno quello si è salvato, pensi. Ti fai dare delle indicazioni: disillusorie, il cinema è un tendone. Accanto alla scuola prefabbricata donata dal Trentino.

Un tendone che dovrà essere pure smontato perché non reggerà i rigori dell’inverno. Le scuole: asilo, elementari e medie sono in un prefabbricato, il liceo in quello di fronte. Nel mezzo la palestra scoperta: ovvero una rete per il volley, due porte per il minicalcio (ma proprio mini) e un canestro “portatile”.

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Nel nuovo cinema Paradiso inizia la presentazione del film. E capisci l’importanza di quello spazio di socializzazione per una comunità che in senso materiale non ha più niente ma ha, appunto, un enorme senso di comunità. E rifletti: ma noi che abbiamo i nostri territori intatti e li deturpiamo, noi che dobbiamo parcheggiare sulle strisce perché con l’auto siamo più forti del pedone (magari disabile), noi che facciamo gli schizzinosi e i lamentosi su tutto e che siamo bravissimi a richiamare gli altri alle loro responsabilità guardandoci bene dal richiamarci alle nostre, ecco noi, di preciso, che gente siamo. Dovremmo organizzare delle gite di massa ad Amatrice. Gite di istruzione. Per andare a imparare.




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