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Quanto vale Brindisi nella zona industriale? Magno: il Comune, anche con il commissario, faccia valere il suo ruolo ed eviti inutili sprechi

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Intervento di Francesco Magno:

Un quotidiano locale riporta un’interessante intervista al Presidente di Confindustria Marinò che, fra l’altro, condivide pienamente il tema dell’incontro con il Santo Padre e relativo alla necessità del “fare insieme”; “fare insieme” nella volontà comune e per il bene comune, rappresenta uno degli aspetti più salienti della dottrina della “misericordia” alla quale è dedicato l’Anno santo.
“Fare insieme” costituisce la realizzazione della volontà comune e, nel qual caso per la zona industriale, la necessità di smetterla di giocherellare sul concetto di “bonifica”; attività che è successiva a quella della individuazione delle condizioni di contaminazione delle varie matrici ambientali (caratterizzazione chimica).
A distanza di 16 anni dal Decreto del Ministero Dell’Ambiente, che ha “perimetrato” l’area SIN di Brindisi, si ha una visione quasi completa dello stato di contaminazione del SIN.
Vi è, infatti, una “contaminazione acuta” nell’area del petrolchimico e nell’area agricola posta fra la zona industriale e Cerano. Nell’area industriale la falda è diffusamente contaminata (anche per trasmigrazione), mentre le componenti suolo e sottosuolo presentano, per un’estensione di circa 730-750 ettari di aree pubbliche e private, caratterizzate chimicamente con fondi pubblici, circa 120-130 punti (hot spot) in cui si è registrato il superamento delle Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC) e, quindi, una “contaminazione”.
Il passaggio successivo alla caratterizzazione è lo sviluppo della così detta “Analisi di rischio sito specifica” che porta a definire, per i vari parametri, una Concentrazione Soglia di Rischio (CSR), oltre la quale è necessario intervenire ed effettuare la “bonifica”.
Tutto ciò fatto salvo che non si voglia intervenire subito con la “bonifica”!!
Ebbene, oggi si è in grado di stringere i tempi e passare immediatamente alla fase di “bonifica” delle matrici suolo e sottosuolo, attraverso l’asportazione e lo smaltimento della porzione di terreno contaminato. Si è in grado, quindi, di pervenire alla totale restituzione agli “usi legittimi” di quasi tutti i terreni della zona industriale e fornire l’opportunità di mirare ad uno sviluppo “compatibile” e basato sui principi della “green economy”.
Lo strumento per raggiungere subito l’obiettivo della “bonifica” e…. “non piangerci più addosso” rispetto alle difficoltà di utilizzo dei terreni industriali, è fornito dalla Legge 147/2013 che all’art. 1 comma 12, destina, tramite il CIPE ed esplicitamente per Brindisi, ben 25 milioni di euro.
Su tali risorse si incominciano a fare dietrologie varie e si ipotizzano, da parte del Consorzio ASI, cospicui utilizzi per ulteriori, inutili e costose “analisi di rischio”, del tutto superflue nel momento in cui si sente l’esigenza di utilizzare subito i terreni a fini produttivi.
Si passi subito e senza indugi alla progettazione e realizzazione degli interventi di “bonifica” sui 120-130 punti che presentano contaminazione; si asporti il terreno e si chieda al Ministero dell’Ambiente la restituzione agli “usi legittimi”.
Basta con il palleggiarsi interventi inutili !
Il Comune di Brindisi, proprio sugli interventi di “bonifica”, ha dimostrato di averne le competenze e di saper raggiungere l’obiettivo; per quale motivo deve essere semplice spettatore di un processo di crescita che gli compete?
E’ giunto il momento del “fare comune”e nel qual caso, del fare del “Comune” che, in fondo….. è l’unica amministrazione che rappresenta gli elettori cittadini.
I tempi sono cambiati! E’ il momento di agire per il bene comune, nel quale è intrinseco il territorio della zona industriale!
Non vi è più l’emergenza ambientale in Puglia con un Commissario che, disconoscendo la valenza dell’Ente Comune, affida decine di milioni di euro al Consorzio SISRI/ASI per le caratterizzazioni chimiche di terreni pubblici e privati; vi è una maggiore competenza della struttura tecnica comunale e vi è, ancor più, l’esigenza di una “gestione” non politica ma, dell’assemblea degli eletti (Consiglio comunale), del territorio comunale.
In merito alla contaminazione della falda, è necessario un urgente intervento da parte del Commissario prefettizio e/o del prossimo Consiglio, perché anche nella realizzazione dei due impianti di trattamento delle acque freatiche, sia il Comune destinatario della procedura di realizzazione.
Che senso ha, su fondi pubblici del CIPE destinati all’area di Brindisi, un accordo fra Sogesid (società in house del Ministero dell’Ambiente) e Consorzio ASI, senza l’intervento diretto del Comune territorialmente competente?
Cosa si aspetta a vietare l’utilizzo della falda freatica contaminata ed utilizzata per irrigare le colture agricole che vengono prodotte sui terreni della zona industriale?
Il Comune, anche con il Commissario, faccia valere il proprio peso ed eviti che sulle attuali risorse vi siano inutili sprechi ma azioni condivise e ben finalizzate alla “bonifica” ed alla restituzione dei terreni agli usi industriali.
Fatto ciò, non sarà necessario piangerci più addosso e si potrà sviluppare un progetto strategico (APPEA?) capace di iniziare un percorso di “green economy”, l’unico in grado di produrre uno “sviluppo compatibile” per il nostro martoriato, ma bonificato (spero), territorio industriale.

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