Di seguito un comunicato diffuso dal sindacato Osapp:
“Il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria (DAP) con nota a firma del direttore del personale, dott. Pietro Buffa del 28 settembre u.s., ha richiesto e pressoché intimato alle Organizzazioni Sindacali nazionali del Corpo di Polizia Penitenziaria di limitare la diffusione di notizie e dati riservati sulle carceri che i rappresentanti sindacali sul territorio comunicherebbero alle testate giornalistiche e alle emittenti televisive e che secondo la stessa amministrazione potrebbero compromettere la sicurezza del personale e la sicurezza interna ed esterna degli istituti di pena.
Nella stessa nota il DAP ha fatto implicitamente riferimento alle responsabilità di ordine disciplinare e/o penale in cui incorrerebbero i predetti rappresentanti sindacali”: a darne notizia è l’OSAPP (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) per voce del suo segretario generale dott. Leo Beneduci.
“Si tratta di un vero e proprio attacco alla libertà di espressione del Personale di Polizia Penitenziaria anche costituzionalmente stabilito – dichiara il leader dell’OSAPP – nonché dell’obbligo da parte del sindacato di segnalare e di denunciare pubblicamente la innumerevoli irregolarità e la sostanziale antigiuridicità in essere nell’attuale amministrazione penitenziaria rispetto alla gestione e all’organizzazione del personale, dei ristretti e delle infrastrutture penitenziarie, tenuto conto che le “minacce” di conseguenze di vario ordine contenute nell’atto riguarderebbero, a giudizio, peraltro, del tutto discrezionale dello stesso DAP, una molteplicità di possibili informazioni date all’esterno del carcere e non solo quelle palesemente soggette al segreto o alla riservatezza dell’ufficio ricoperto o coperte dall’obbligo del rispetto della privacy, come la genericità del temine “notizie” utilizzato dalla stessa amministrazione sta ad indicare”.
“In realtà – conclude Beneduci – l’attuale amministrazione penitenziaria si è dimostrata da tempo tra le peggiori pubbliche amministrazioni esistenti e proprio la conoscenza delle molteplici pecche, sprechi, ineguaglianze illegittimità ed inefficienze esistenti nelle carceri italiane da parte dei cittadini e non il completo silenzio che si vorrebbe imporre quasi con a “forza” potrebbe aiutare superare attraverso specifici e non generici correttivi. Sicuramente, peraltro, consimili intenzioni espresse nel documento firmato dal dott. Buffa erano tutt’altro che attese in un’Amministrazione che, d’altra parte, si occupa della riabilitazione e del recupero sociali dei reclusi e soprattutto da un’amministrazione retta da un Governo di centro-sinistra, per cui è probabile che per ottenere quello di cui veramente le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno estrema necessità, piuttosto che tali sgradevoli espressioni proprie di altre epoche, occorrerà attendere una nuova Legislatura e un nuovo Governo”.