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Salento, accusa: affari illeciti sull’immigrazione, tre arresti Carabinieri e Guardia di finanza

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Di seguito il comunicato congiunto:

I carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Lecce, congiuntamente ai finanzieri della Tenenza di Porto
Cesareo, all’esito di una complessa attività d’indagine coordinata dalla locale Procura della Repubblica, su
disposizione del G.I.P. del Tribunale di Lecce, hanno dato esecuzione ad un provvedimento cautelare degli
arresti domiciliari nei confronti di tre soggetti residenti nella provincia, titolari di altrettante imprese operanti nel
settore agricolo, edilizio e ristorativo, accusati di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.
L’inchiesta, avviata nei primi mesi del 2023, ha portato all’acquisizione, anche attraverso l’esecuzione di
perquisizioni e l’analisi dei flussi finanziari e bancari, di elementi probatori a carico degli indagati, i quali, a
decorrere dall’anno 2020, avrebbero compiuto attività dirette a favorire l’immigrazione clandestina per la
permanenza nel territorio dello Stato di oltre 900 soggetti extracomunitari, eludendo le disposizioni normative
imposte dal “Decreto Flussi”, attraverso la falsificazione di atti e documenti attestanti fittizie assunzioni.
Secondo le indagini dei finanzieri e dei carabinieri salentini, gli imprenditori avrebbero avanzato richieste di €
1.500 per ogni pratica relativa al rilascio del permesso di soggiorno, i quali una volta ottenuta la citata somma,
procedevano all’inoltro al Ministero dell’Interno del c.d. “modello informatico” attestante la presunta assunzione
lavorativa dei migranti.
L’illecita attività avrebbe permesso al sodalizio criminoso di ottenere indebiti profitti quantificabili in oltre un
milione e trecentomila euro.
In sede d’indagine è stato inoltre accertato che uno degli arrestati, sebbene formalmente interessato dall’esercizio
di un’attività imprenditoriale, avrebbe fraudolentemente richiesto ed ottenuto anche il reddito di cittadinanza,
beneficiando di un contributo sociale ammontante a circa 20 mila euro.
I provvedimenti in parola, sono stati emessi sulla scorta degli elementi probatori acquisiti in fase di indagini
preliminari. Pertanto, in attesa di giudizio definitivo, sussiste la presunzione di innocenza.

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