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Ceglie Messapica: truffa dello specchietto, con questa accusa arrestato 29enne siciliano Guardia di finanza di Udine: scoperta maxi evasione fiscale nel noleggio di auto di lusso. In varie zone d'Italia circolanti macchine con targa tedesca, che non pagano il bollo

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Di seguito un comunicato diffuso dai carabinieri e, a seguire, un comunicato della Guardia di finanza:

Domenica mattina, 11 settembre, a Ceglie Messapica FIASCHE’ Giovanni, classe 1987 residente a Noto (SR), mette in atto la cosiddetta “truffa dello specchietto”.

Nel dettaglio, il giovane ha simulato la rottura dello specchietto retrovisore della propria autovettura BMW 118, proprio mentre transitava una Fiat Panda condotta da un libero professionista del luogo, e ha preteso con insistenza da quest’ultimo una somma di denaro a titolo di risarcimento danni. Al sopraggiungere del veicolo dei Carabinieri della locale Stazione, il FIASCHE’ si è dato alla fuga, venendo immediatamente raggiunto e tratto in arresto dagli operanti.

L’arrestato, dopo le formalità di rito, è stato associato presso la casa circondariale di Brindisi.

L’autore del tentativo di truffa appartiene a un gruppo di famiglie nomadi (i FIASCHE’ noti anche come “caminanti”) originarie della Sicilia dedite al particolare fenomeno ormai dilagante in tutta Italia.

Durante i festeggiamenti del Santo Patrono di Brindisi, i FIASCHE’ sono stati accampati nei pressi dell’area del centro commerciale Le Colonne poi allontanatisi in seguito ai controlli del personale dell’Arma, per “sistemarsi” nel Comune di Massafra (TA).

L’Arma invita i cittadini a prestare la massima attenzione e ad entrare in contatto con la Stazione Carabinieri di riferimento per denunciare qualunque caso analogo o dubbio.

Qui di seguito alcuni consigli utili contro le truffe, reperibili anche sul sito internet dell’Arma dei Carabinieri all’indirizzo:

http://www.carabinieri.it/cittadino/consigli/tematici/giorno-per-giorno/contro-le-truffe/contro-le-truffe

E’ la truffa più vecchia del mondo, ma c’è ancora qualcuno ci casca; il raggiro più famoso per ottenere soldi facili dagli automobilisti e che non smette di mietere vittime in tutta Italia: la dinamica delle truffe è molto simile mentre il denaro richiesto per il “danno” va dalle 80 alle 160 Euro.

Tutti prima o poi possono incappare nella truffa dello specchietto, per questo è meglio prepararsi approfondendo la dinamiche del raggiro.

Tutto inizia con un colpo secco sulla vostra auto, spesso appena percettibile, seguono suoni di clacson o luci abbaglianti. Vi ritroverete con tutta probabilità inseguiti da un altro veicolo che cercherà di catturare la vostra attenzione in modo che vi fermiate.

Per semplice cortesia – eppur non comprendendo cosa accade – la maggior parte di noi si fermerà per ascoltare di cosa il conducente dell’altro veicolo vuole avvisarci con tanta urgenza, ma è proprio in quell’esatto momento che ha inizio la messinscena.

Nella truffa dello “specchietto” il sedicente danneggiato vi accuserà di aver rotto uno degli specchietti retrovisori della sua auto e cercherà di dare maggiore credibilità al raggiro mostrandovene lo stato (naturalmente il pezzo dell’auto è stato appositamente danneggiato in precedenza).

La richiesta di denaro per mettere a tacere la controversia sia aggira sempre tra le 80 e le 160 Euro, una somma che la maggior parte degli automobilisti trova in tasca. I truffatori contano sulla convenienza per l’automobilista di chiudere la questione istantaneamente o di compilare, in alternativa, il modello di contestazione amichevole attendendo la risposta dell’assicurazione.

Se sentite odore di truffa è sempre meglio insistere con la compilazione del modello, o, nel caso in cui il raggiro sia lampante, potete avvisare le Forze dell’Ordine. Nell’80% dei casi a questa avvisaglia i truffatori si dilegueranno in un battito di ciglia.

Per architettare la truffa dello specchietto, infatti, i malintenzionati possono arrecare danni alla vostra auto, attraverso il lancio di un sasso oppure un colpo di bastone sulla carrozzeria. L’intervento delle Forze dell’Ordine oltre a sventare la truffa vi consentirà di mettere a verbale il danno arrecato all’auto.

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Militari della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Udine, a seguito di una complessa attività di polizia giudiziaria, coordinata dalla Procura della Repubblica di Udine, hanno raccolto elementi di prova tali da dimostrare la stabile organizzazione in Italia di una società di diritto tedesco operante nel settore del noleggio auto di lusso a breve e lungo termine per diversi anni ha operato in Italia cedendo 175 autovetture di alta gamma (Mercedes, BMW, Audi, Porsche ecc.) in completa evasione di imposta. La società risultava de-facto operare in una propria sede operativa nella provincia di Udine dove disponeva di strutture operative e commerciali (uffici, autosalone, officina meccanica, deposito e autorimessa per le autovetture destinate al commercio). Tutti gli elementi di prova acquisiti a seguito delle indagini di polizia giudiziaria, partite con l’esecuzione di diverse perquisizioni domiciliari eseguite dai finanzieri in Friuli Venezia Giulia e in Trentino Alto Adige, supportate dalla documentazione bancaria acquisita, dalle testimonianze dei numerosi clienti sentiti in diverse regioni del centro-nord Italia e dagli sviluppi di apposita Rogatoria Internazionale eseguita in Germania, hanno consentito di ricostruire il consistente volume d’affari conseguito dalla società tedesca nel territorio dello Stato. In particolare è stato accertato che negli anni di attività la società estera, con stabile organizzazione in Italia, ha un fatturato complessivo di €. 2.891.619 (€. 2.640.173 di ricavi, e €. 251.446 di IVA), con conseguente denuncia alla Procura della Repubblica di Udine del responsabile della società per il reato di omessa presentazione della dichiarazione fiscale. In aggiunta a tali fattispecie fiscalmente evasive contestata alla società, si è altresì provveduto ad attenzionare i suoi clienti, cittadini italiani, che circolavano nel territorio nazionale con autoveicoli con targa straniera, difatti tali autoveicoli erano sostanzialmente disconosciuti agli enti/Istituzioni o registri italiani non essendo presenti né negli archivi della motorizzazione né in quelli dell’anagrafe.

 

 

 

 

 

 

 

 




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