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Ilva: Fim-Cisl, “un anno fa eravamo i soli a parlare di nazionalizzazione demenziale” Il sindacato a proposito delle dichiarazioni del ministro dello Sviluppo economico, secondo cui una cordata italiana può acquisire il colosso siderurgico. Emiliano: il piano industriale va fatto coinvolgendo le istituzioni

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In un’intervista rilasciata a Repubblica, il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, ha parlato del bando perla manifestazione di interesse all’acquisto dell’Ilva. Il bando sarà pubblicato la settimana prossima. Guidi ritiene possibile l’acquisizione del colosso siderurgico da parte di una cordata di imprenditori italiani e ritiene l’Eni disinteressata all’acquisto dell’Ilva, come invece ritiene quasi naturale che debba accadere, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Il quale, dal canto suo, ribadisce: il piano industriale per l’Ilva non dovrà essere solo da parte dell’acquirente ma, trattandosi di azienda strategica, deve essere un piano industriale da varare con il coinvolgimento delle istituzioni.

Di seguito un comunicato diffuso dal sindacato Fim-Cisl:

Sulla notizia di possibili manifestazioni di interesse relative all’ Ilva di Taranto anche di una cordata italiana composta da più soggetti – il segretario generale della Fim Cisl Marco Bentivogli intervenendo a Rainews dichiara: bisogna cambiare passo sulle varie fantomatiche cordate viste fin qui e dopo un anno perso dietro alla demenziale nazionalizzazione su cui come Fim in modo solitario e isolato avevamo detto che era non solo inutile, ma dannosa.
Per il leader della Fim, serve riportare l’Ilva al più presto nelle mani a un soggetto industriale siderurgico, che sia plurale, ma basta a cordate in cui si cerca uno che mette i soldi a cui agganciarsi per spartirsi le spoglie dell’Ilva, servono investitori che pensino al futuro dell’Ilva e non a se stessi”.

Dall’uscita Bondi non si è fatto sul serio, si sono è cambiati troppe volte piani, ora bisogna recuperare il tempo perduto su ambientalizzazione e soprattutto sul rilancio industriale e riqualificazione.

Sull’ipotesi di spezzatino, Bentivogli è chiaro: “risponde solo alle necessità di quei soggetti siderurgici stranieri e italiani che voglio la scomparsa dell’Ilva di Taranto, un impianto come quello tarantino il più grande d’Europa funziona solo sopra gli 8 milioni di tonnellate, andare sotto quella soglia significa chiudere via via lo stabilimento, per questo sottolinea Bentivogli – il governo dopo la pubblicazione del bando per la ricerca degli acquirenti, deve sgombrare il campo dentro questi potenziali acquirenti singoli o cordate e garantire due aspetti: che il piano di Ambientalizzazione scritto chiaramente nell’Aia e la difesa dell’occupazione, non solo di Taranto, Genova, Novi Ligure, ma anche di quella occupazione legata allo stabilimento di Taranto che è uno stabilimento di carattere mondiale e rappresenta molto di più di un normale stabilimento siderurgico, difendere la sua prospettiva sottolinea Bentivogli è fondamentale per la sovranità industriale del nostro Paese”.




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