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Ex Ilva, indotto: il decreto non piace alle aziende Confindustria, giudizio negativo. Lo stesso di Aigi

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In un incontro in tarda mattinata Aigi aveva già tratto una conclusione: parere negativo sul decreto odierno varato dal governo. In (brutale) sintesi: senza possibilità di evitare il pagamento di interessi alle banche sulle cifre oggetto delle tutele, tali tutele sarebbero di fatto vanificate. Dopo il confronto, appunto, della tarda mattinata con i sindacati, stasera in programma un nuovo incontro promosso da quell’associazione di imprese dell’indotto Acciaierie d’Italia.

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Di seguito un comunicato diffuso da Confindustria Taranto:

Il Presidente di Confindustria Taranto scrive al Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso:  “Torniamo a chiederle con urgenza l’adozione di un intervento straordinario del Governo che vada a ristorare totalmente la platea delle imprese creditrici – piccole, medie e grandi – attraverso operazioni di cessione pro soluto del credito garantite dal Medio Credito Centrale o da  Sace prima che si avvii la procedura di amministrazione straordinaria” 

 

Riportiamo integralmente, di seguito, la lettera inviata al Ministro

 

Egregio Ministro,

nel ringraziarLa per la costante attenzione riservata alla complessa vicenda dell’ex Ilva di Taranto, di cui le abbiamo pubblicamente dato atto, abbiamo l’urgenza di comunicarLe poche e circostanziate valutazioni, e quindi istanze, che costituiscono in questo momento l’unica e possibile exit strategy rispetto alla complicata questione dei crediti dell’indotto siderurgico.

Nel corso della audizione in Commissione Industria del Senato del 30 gennaio scorso abbiamo avuto modo di manifestare, più volte, la nostra preoccupazione in vista dell’oramai acclarato ricorso alla amministrazione straordinaria che sembra evidentemente non lasciare spazio ad alternative.

In virtù di questo abbiamo esposto, in sede di audizione e in un confronto successivo con gli organi tecnici del suo Ministero, le nostre proposte, che le sottoponiamo assieme a questa nostra, rispetto alla questione più urgente e improcrastinabile, che rimane quella dei crediti non corrisposti alle aziende fornitrici.

L’odierno decreto già approvato su “Disposizioni urgenti a tutela dell’indotto delle grandi imprese in stato di insolvenza ammesse alla procedura di amministrazione straordinaria”, di cui abbiamo appreso i contenuti in queste ore, oltre a costituire una “traduzione normativa” assai restrittiva delle misure già annunciate, risulta purtroppo del tutto insufficiente sul piano degli strumenti di sostegno di cui tutte le imprese dell’indotto potranno usufruire, una volta decretata l’amministrazione straordinaria.

E’ sulla base di questa evidenza che torniamo a chiederle con urgenza l’adozione di un intervento straordinario del Governo che vada a ristorare totalmente la platea delle imprese creditrici – piccole, medie e grandi – attraverso operazioni di cessione pro soluto del credito garantite dal Medio Credito Centrale o da  Sace prima che si avvii la procedura di amministrazione straordinaria. 

Riteniamo infatti che questa sia l’unica strada percorribile, sia per sottrarre le aziende ad un default praticamente inevitabile, sia perché parliamo di risorse che, una volta stanziate, andrebbero a evitare il ricorso a ulteriori interventi onerosi per le casse dello Stato.

A conforto della proposta, che per quanto apparentemente semplicistica riteniamo sia davvero l’unica percorribile per far fronte alla crisi già in atto, facciamo nostra l’opportunità di cui al comma 2 dell’art. 3 del decreto appena licenziato, di cui ribadiamo i contenuti: “Fermo restando quanto previsto dall’art.166 del Codice della Crisi e dell’Insolvenza in ordine agli atti, ai pagamenti compiuti e alle garanzie prestate dal debitore, non sono soggetti a revocatoria i pagamenti dei crediti di cui al comma 1 (quindi imprese e cessionari), effettuati tra la data di entrata in vigore del presente decreto e la data di apertura della procedura”. Ci aspettiamo pertanto che l’inserimento di tale norma sia propedeutica a rendere fattibile la nostra richiesta o comunque la riscossione dei crediti anteriormente all’avvio della procedura.   

Egregio Ministro, è chiaro a tutti, al di là degli sforzi che torniamo a riconoscere  a lei in particolare e a tutto il Governo per l’impegno fin qui profuso, che le vie percorribili sono sempre più strette ed impervie, e nessuna di queste, tranne che il ristoro immediato delle risorse vantate dalle imprese, può salvare da una crisi irreversibile quelle aziende che per anni hanno garantito la vita stessa dello stabilimento siderurgico più grande d’Europa.

Non c’è più tempo: non vogliamo essere spettatori inermi di un altro disastro annunciato, che manderebbe in default non soltanto un pezzo strategico del nostro sistema industriale, ma un’intera comunità.

Confidiamo pertanto in un suo autorevole intervento che recepisca quanto finora da noi esposto , annunciandole con estremo rammarico, nell’eventualità di non accoglimento di tali richieste, l’adozione di forme di protesta, anche clamorose, che vedranno protagoniste la nostra associazione e l’intera platea delle aziende fornitrici.

 

 

 




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