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Taranto, 30 luglio 2016. Che è successo nel frattempo? "L'autorevolezza delle forze dell'ordine non si misura sui manganelli"

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L’autorevolezza delle forze dell’ordine non si misura sui manganelli ma su come si sanno rassicurare le persone. Il richiamo del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al ministro dell’Interno, in un comunicato che si chiude con la parola “fallimento”, è chiaro (ma né il ministro né il capo della polizia né il questore di Pisa si sono tuttora dimessi pur rappresentando la catena gerarchica delle manganellate agli studenti).

Non si tratta di essere contro questo o quel governante. Le manganellate di Pisa sono oggettivamente gravi, tanto che appunto il presidente della Repubblica ha espresso concetti con una nettezza ed una durezza che ha pochi precedenti (se ne ha). Ma con un’annotazione che sembra perfino di tenerezza, nella parola “ragazzi”. Come fosse un nonno di tutti per dire che non permetterà venga fatto loro del male.

Non si tratta di essere contro la polizia o le forze dell’ordine, come invece in un tentativo piuttosto singolare di affibbiare responsabilità, alcuni esponenti o gruppi politici stanno evidenziando in queste ore. Si tratta di dire che la fiducia nelle forze dell’ordine e nella scala gerarchica che va dalle responsabilità politiche a quelle esecutive è riposta nella loro autorevolezza, non nel loro autoritarismo.

Un esempio: Taranto, 30 luglio 2016. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, aveva messo su il sistema di commissariamento dell’Ilva che prevedeva anche ambientalizzazione e valorizzazione del patrimonio culturale. Commissariamento dell’Ilva che avrebbe comportato la ripartenza del siderurgico con i problemi ambientali tristemente noti. Così numerosi cittadini del territorio vollero aspettare Renzi, quella mattina, all’esterno del museo archeologico di Taranto, dove Renzi inaugurava un’ala dell’esposizione. Migliaia di cittadini, fuori, a protestare. Molta tensione.

Una donna, con un foglietto, voleva protestare forte. E andò a dirlo al poliziotto che, come i suoi colleghi, era in assetto antisommossa, all’esterno del museo, in strada. Il poliziotto ascoltò. Teneva stretta una mano della donna che con l’altra stringeva il foglietto recante la scritta 048 (il codice delle prestazioni sanitarie per patologie tumorali). La donna parlò, l’agente le teneva la mano in senso solidale. Poi abbracciò la signora. Commovente, perfino (foto di Mauro Mari per NoiNotizie, diritti riservati).

Questa è la polizia che il presidente della Repubblica ha richiamato come esempio. Non quella degli agenti che manganellavano i ragazzi, minorenni perfino. Che è successo nel frattempo? Fatti isolati o è cambiato un sistema di trattare il dissenso?

Si deve tornare a quella polizia, probabilmente presente tuttora in molti contesti. Si deve tornare ad un clima meno avvelenato.

Comunque sia, la catena gerarchica di Pisa ha fallito. O meglio ha espresso un fallimento. Lo ha detto il capo dello Stato. La cosa non può rimanere senza conseguenze né potrà pagare solo quell’agente immortalato con il manganello in mano.

 

 

 

 




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