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Capodacqua: il ministero dell’Ambiente deve risarcire 12,6 milioni di euro al consorzio Terre d’Apulia Sentenza di Cassazione

sentenza 1

Di Nino Sangerardi:

La Corte di Cassazione,definitivamente pronunciando nel merito,ha rigettato il ricorso del Ministero dell’Ambiente. Pertanto il Consorzio Bonifica Terre d’Apulia deve essere risarcito con 12.652.864,42 euro oltre interessi.
Una diatriba che inizia il 4 luglio 2006 allorchè il Tribunale di Roma—riguardo la costituzione in mora notificata al Ministero e ai sindaci dei Comuni di Gravina e Poggiorsini e Spinazzola per i danni derivati dalla sospensione dei lavori di sistemazione idraulica del bacino imbrifero del torrente Capodacqua disposta a seguito della nota ministeriale del 2 luglio 1994 e relative ordinanze dei primi cittadini sopracitati—condanna il Ministero al pagamento in favore del Consorzio di 12 e più milioni di euro.
La Corte di Appello della capitale d’Italia a fine 2011 conferma la sentenza. Dispositivo impugnato dall’Avvocatura dello Stato,per conto del Ministero dell’Ambiente,in Cassazione.
Sopraggiunge l’anno 2016 e i Giudici supremi “cassano in parte la sentenza rinviando alla Corte di Appello di Roma la quantificazione del risarcimento”.Quest’ultima a marzo 2018 respinge integralmente l’ennesimo ricorso del Ministero. E quindi l’epilogo della vicenda,anno 2019,con il verdetto della Cassazione.
Capodacqua si ammira nelle zone dell’alta e bassa murgia.Raggiunto da un intervento finanziario straordinario,67 miliardi di lire,per il cosiddetto progresso del Sud Italia.
Il progetto che coinvolge le aree di Capodacqua,Pantano e Maricello viene siglato durante il 1985 da Agensud e Regione Puglia. La gestione affidata al Consorzio bonifica appulo lucano. Nel 1990 il Cipe,comitato interministeriale per la programmazione economica,sborsa il denaro. Soldi pubblici per fare?
Costruire sei laghetti,scavare pozzi a 630 metri che,nel corso dei mesi estivi,devono alimentare gli invasi,edificare la rete per dragare acqua presso umani e animali che sopravvivono dentro i fabbricati e masserie e case coloniche. Prevista la messa in opera di un parco eolico.
La gara d’appalto per i lavori vinta dal raggruppamento d’imprese Intercantieri spa di Padova e Di Battista srl di Gravina.
Trascorsi molti anni risulterebbe eseguito quanto segue : quaranta chilometri di canali per la rete irrigua completata al 90% unitamente a strade e ponti,quattro piccoli laghi dotati di congegni per il sollevamento acqua,500 briglie di contenimento. Infrastrutture utili al presunto sviluppo agricolo e zootecnico di un circondario grande 600 ettari.
Ad oggi, marzo 2020, della riserva eolica—lungo la strada n.97 Bari-Spinazzola nei pressi della stazione Ferrovie dello Stato chiusa e dismessa—in cima a un promontorio si notano tre torri in cemento armato e la cabina elettrica persi nel deserto della zavorra murgiana.
Il tutto in balìa dei predatori di rame e suppellettili varie. Le intemperie e la non manutenzione deturpano condutture,postazioni idrauliche e il sistema viario asfaltato.
Sommando ricorsi e citazioni giudiziarie,sentenze, lucro cessante delle imprese,licenziamento delle maestranze,parcelle di avvocati e periti e tecnici, danni ambientali,manomissione e furti di quanto realizzato, la montagna di finanziamenti in capo a Stato,Regione,Consorzio,Comuni raggiungerebbe la bellezza di oltre 50 milioni di euro.
Per il momento.




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