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Lizzano: al lavoro nel call center, due mesi. Niente stipendio Denuncia Slc-Cgil, sfruttamento delle lavoratrici

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Di seguito un comunicato diffuso dal sindacato Slc-Cgil di Taranto:

«Abbiamo lavorato senza mai essere pagate. Ci avevano promesso che dopo 45 giorni avremmo ricevuto lo stipendio, ma sono passati due mesi e non abbiamo mai visto un centesimo». Esasperazione, incredulità, rabbia. Sono i sentimenti che abbiamo provato quando le lavoratrici di un call center di Lizzano hanno trovato il coraggio di raccontare alla Slc Cgil di Taranto la loro storia. Una squallida storia di sfruttamento che sembra provenire dai campi della provincia coltivati dai lavoratori schiavizzati dai caporali. Una vicenda che ha assunto tratti ancor più sconcertanti quando abbiamo avviato le verifiche e abbiamo scoperto che il call center lizzanese ha come committenti Fastweb e Tim Business. Per l’ennesima volta ci ritroviamo a dover chiedere conto a questi colossi delle telecomunicazioni. Siamo ancora costretti a chiedere che si muovano per tutelare i diritti di queste giovani donne prese in giro dalla sconfinata barbarie dei padroni. Eppure, questa volta, abbiamo davvero un serio timore: sentirci rispondere che Fastweb e Tim non erano a conoscenza di questa situazione. Non possiamo credere che nonostante tutte le denunce che negli anni abbiamo presentato, nonostante tutti gli interventi che gli stessi committenti hanno dovuto avviare dopo i solleciti della nostra sigla sindacale, non siano stati in grado di predisporre un efficace controllo interno che consenta loro di individuare i call center affidabili e quelli che non lo sono. Questa volta esigiamo azioni concrete e durature che possano dimostrare a queste donne che i committenti non sono complici di chi le ha prese in giro. Aspettiamo con ansia di sentire la loro versione dei fatti dato che non riusciamo più a credere che si tratti di sviste: queste possono accadere, ma la frequenza inquietante con le quali ci imbattiamo in loro è particolarmente sconfortante. Con la stessa trepidazione desideriamo conoscere quali iniziative vorranno intraprendere nei confronti di questi «caporali dei call center» che, da notizie in nostro possesso, sarebbero già pronti a smantellare la sede di a Lizzano per aprire, con altro nome, in un altro comune della provincia ionica. Slc Cgil Taranto è già accanto a queste lavoratrici: ci aspettiamo che lo siano in tanti. A partire dai parlamentari pugliesi e dai consiglieri regionali a cui nei giorni scorsi abbiamo chiesto di schierarsi contro l’emendamento del Governo che favorisce la delocalizzazione.
Non possiamo infatti non denunciare il collegamento che esiste tra il trattamento illegale riservato a queste donne e la volontà dell’Esecutivo di favorire quei Committenti che con la delocalizzazione si garantiscono un risparmio economico sulla pelle dei lavoratori. Siamo pronti ad alzare il livello della nostra iniziativa ufficializzando accordi con enti e istituzioni perché si interrompa questo massacro di diritti. Sono diverse le attestazioni che sono pervenute in questi giorni e vogliamo ringraziare pubblicamente tutti coloro che hanno scelto di seguirci in questo cammino, ma vogliamo credere che saranno ancora di più coloro che lo faranno nei prossimi giorni. Anche per solidarietà sincera nei confronti di queste donne che a Lizzano sono state schiavizzate da caporali del call center.




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