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Salento, blitz contro clan della sacra corona unita: 33 ordinanze di custodia cautelare Operazione dei carabinieri del Ros

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Operazione “Labirinto” dei carabinieri del Ros nel Salento, colpiti clan della sacra corona unita con 33 arresti in queste ore. In particolare, l’iniziativa della direzione distrettuale antimafia di Lecce è nei confronti di due gruppi che si ritengono affiliati al clan Tornese di Monteroni. Frai reati contestati a vario titolo, oltre all’associazione di stampo mafioso, anche reati legati alla droga e alle estorsioni. Si ipotizza che l’attività malavitosa fosse finalizzata, inoltre, ad infiltrarsi in attività economiche di primo piano per il territorio del gallipolino.

Di seguito il comunicato:

Due gruppi criminali, vicini al clan Tornese, con agganci nella ‘ndrangheta, erano riusciti a imporsi nel controllo dello spaccio di stupefacenti nel territorio del nord Salento e del gallipolino, utilizzando, per imporre il proprio predominio, assalti armati e attentati dinamitardi.

A smantellare i sodalizi criminali, i carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Lecce, con il supporto del 6° Elinucleo di Bari e del Nucleo Carabinieri Cinofili di Modugno, impegnati, nella notte, nell’operazione “Labirinto”, dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Lecce su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. In tutto hanno operato 200 uomini.
In manette 33 soggetti indagati, a vario titolo, per associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico internazionale e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione e porto abusivo di armi, estorsione e danneggiamento, con l’aggravante del metodo mafioso.

I provvedimenti scaturiscono da un’attività investigativa avviata nel 2015 dal Ros nei confronti di due sodalizi criminali federati al clan “Tornese” di Monteroni, riconducibile alla frangia salentina della Sacra Corona Unita, cioè il gruppo capeggiato da Vincenzo Rizzo, operante tra San Cesario, San Donato e Lequile, con influenza anche nel comune di Gallipoli e il gruppo capeggiato da Saulle Politi, attivo nei comuni leccesi di Monteroni, Arnesano, San Pietro in Lama, Carmiano, Leverano, Porto Cesareo.

Le indagini hanno confermato come l’ascesa di Politi nel panorama criminale sia stata consolidata dagli stretti contatti emersi con esponenti della cosca ‘ndranghetista Mammoliti di San Luca, presenti in occasione del suo matrimonio celebrato nel marzo 2016. Rizzo, dopo una detenzione in carcere durata 21 anni, era riuscito a riorganizzare le attività illecite divenendo una personalità di notevole spessore criminale. Politi avea invece goduto di una “riabilitazione” criminale, un “manto di carità”, dopo che nel 1999 aveva denunciato e fatto arrestare Fabio Perrone, alias “Triglietta”, protagonista di una rocambolesca evasione nel novembre del 2015.

Il clan Tornese, grazie a Rizzo e Politi, aveva un canale di approvvigionamento che faceva capo ad un gruppo di cittadini albanesi. Nel corso del 2015, e precisamente il 5 dicembre, lungo il tratto autostradale A1 “Milano-Roma”, nei pressi di Cerro al Lambro furono sequestrati 1,070 Kg di eroina nascosta all’interno del vano di una autovettura. Il 22 dicembre dello stesso anno, a Frigole vennero trovati 1,595 Kg di eroina, mentre il 14 maggio 2016 a Soleto furono recuperati 386,70 grammi di eroina e 11 grammi di marijuana.

Il gruppo Rizzo aveva allargato gli interessi criminali nell’area di Gallipoli attraverso la figura di Davide Quintana, referente del clan Padovano e titolare di attività imprenditoriali nel settore del commercio ittico: una rete di spaccio di stupefacenti i cui introiti venivano in parte destinati al sostentamento degli esponenti del sodalizio gallipolino rinchiusi in carcere. Proprio da Gallipoli con l’operazione “Baia Verde” sono partite le indagini che hanno permesso di ricostruire l’organigramma e i traffici del sodalizio criminale. Le lunghe mani del clan avevano creato un “cartello” per gestire la sicurezza in lidi e locali, forniture di bevande alle attività di ristorazione e persino le “api calessino”.

Nei territori di San Cesario di Lecce, San Donato e Lequile, invece attentati alle attività commerciali, anche attraverso atti intimidatori con l’uso di armi da fuoco, e nel controllo dei servizi di security dei locali di intrattenimento. Lo scorso 16 marzo 2016, un attentato ad una macelleria e ad un negozio di ottica a Lequile fu compiuto da Alessandro Scalinci e Francesco Ingrosso, su ordine del capoclan Vincenzo Rizzo e degli affiliati Rodolfo Franco, già condannato per associazione mafiosa e considerato vero e proprio luogotenente del boss, Tommaso Danese Fabio Rizzo, particolarmente attivi oltre che nell’attività di traffico di stupefacenti anche nel praticare atti estorsivi e intimidatori. A Rizzo faceva capo una fitta rete di spacciatori a cui appartenevano Massimo Cosi, Vito Bollardi, Antonio Totaro ed altri.

Tra gli affiliati al gruppo Politi, una figura di rilievo è quella di Gabriele Tarantino, luogotenente di Saulle Politi, che aveva il compito di tenere i contatti tra il capo clan e gli altri esponenti e, nello stesso tempo, sovrintendere alla gestione delle attività illecite, prima fra tutte quella del traffico di droga. A questi si era affiancato Antonio De Carlo, elemento di raccordo con il gruppo Rizzo.

Nonostante i due sodalizi criminali operassero in stretta sinergia tra loro, attraverso la presenza stabile sui rispettivi territori di competenza, non sono mancati i contrasti, dovuti all’approvvigionamento di stupefacenti. A questo contesto risale, l’attentato dinamitardo nell’ottobre del 2015 al bar di proprietà di Alessandro Quarta, e l’incendio dell’autovettura di Rodolfo Franco nel giugno 2016.

Il gruppo capeggiato da Saulle Politi era impegnato al reinvestimento di capitali in attività imprenditoriali molto note nel tessuto economico locale. Un esempio è l’intervento dello stesso Politi per dirimere una controversia di natura commerciale sorta tra due società operanti nel settore ittico: grazie al suo intervento, alla “Ittica Gallipoli s.r.l.” di Davide Quintana potè riprendere ad intrattenere rapporti commerciali con alcuni dei propri fornitori.
Le indagini hanno consentito di verificare anche contatti con il clan Briganti per la spartizione degli affari criminali in territorio di Lecce. Politi è stato arrestato nella notte in Costiera Amalfitana mentre era in vacanza in un albergo di lusso.

I nomi degli arrestati:

Rizzo Vincenzo
Politi Saulle
Quintana Davide
Franco Rodolfo
Cosi Massimo
Costa Vincenzo
Danese Tommaso
Mero Giuseppino
Scigliuzzo Gabriella
Rizzo Fabio
Scalinci Alessandro
Totaro Tonio
Bollardi Vito
Rossetto Matteo
Briganti Anselmo
Ingrosso Francesco
Malazzini Antonio
Quarta Alessandro




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