Di seguito il comunicato:
In Sicilia, a Caltanissetta esiste una piazzetta che custodisce il pianto. Non è fatta solo di pietre e di strade, ma di silenzi che pesano, di mani che tremano, di fiori consumati dal gelo. Un bambino camminava accanto al padre lungo viale Trieste. La mano del padre era ferma, calda, e quando si arrestò davanti a una piazzetta, il bambino sentì che quel gesto aveva il peso di un segreto. «Guarda…» disse il padre, ma la voce si spense subito, lasciando che fosse il silenzio a parlare. L’edicola della Madonna delle Lacrime brillava appena sotto la luce fioca di un lampione. Quel silenzio, più forte di qualsiasi parola, s’incise nell’anima del bambino come una ferita dolce. Quel bambino era Francesco Guadagnuolo, e quell’immagine lo avrebbe seguito per tutta la vita.
Al centro della piazzetta, una madre avanzava, il suo passo era incerto, quasi trascinato. Tra le mani stringeva un mazzo di fiori ormai stanchi, i petali piegati dal freddo. Li depose davanti alla Madonna con un gesto che era insieme dolore e tenerezza. Non offriva soltanto fiori: offriva la memoria di una figlia perduta. «Per te…» mormorò, ma nessuno la sentì davvero. Solo il bambino, nascosto dietro la mano del padre, percepì quella voce come un sussurro che non avrebbe mai dimenticato.
Attorno, la piazzetta respirava. Il venditore di caldarroste girava le castagne nel braciere, e il crepitio del fuoco si mescolava, al silenzio sospeso nel ricordo della perdita del figlio. Un passante si fermò, tolse il cappello e lo strinse tra le mani, inchinandosi davanti al dolore altrui. Sul bordo della piazzetta, un vecchio osservava. Seduto con la coperta sulle ginocchia, seguiva ogni gesto con occhi lucidi, il vecchio che porta i segni della guerra disse piano, con voce rotta: «La stessa storia…». Il bambino lo sentì e lo guardò, il vecchio sorrise appena, un sorriso stanco, «Vedrai, … certe immagini non ti lasciano più.»
Negli anni ’70, Guadagnuolo tornò davanti a quell’edicola votiva, eretta l’8 dicembre 1954. Ricorda ancora il rumore delle ruote di quattro carrozzelle che si fermarono, come in una sosta sacra. Uomini e donne scesero con passo stanco, i volti segnati dalla sofferenza. Una donna dai capelli grigi si fermò depositando un piccolo mazzo di fiori. Per un istante i loro occhi si riconobbero, come se condividessero la stessa ferita.
Il silenzio tornò a coprire tutto. Ma non era vuoto: era fatto di voci spezzate, di sussurri, di parole che s’interrompono. Ogni dialogo breve, ogni frammento, diventava parte di un coro invisibile.
Per il 3 dicembre 2025, in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, indetta dall’ONU, Guadagnuolo restituisce quella memoria in una tela. I colori non sono semplici pigmenti: sono voci.
Il rosa è la promessa della madre, il rosso richiama la sofferenza dei disabili, il celeste è il silenzio del padre, il blu profondo è il respiro della scena, il verde è la domanda del bambino. Tutti insieme compongono un romanzo corale di dolore e speranza.
Alla vigilia del Natale, la piazzetta si carica di un significato ulteriore. L’odore delle arance vendute ai mercati, il suono delle campane che annunciano l’Immacolata, la luce tremolante delle candele: tutto s’intreccia con la visione della scena dolorosa. Il mazzo di fiori diventa simbolo doppio – omaggio e promessa – mentre la festa della nascita rende la perdita più acuta ma insieme più luminosa.
Non è soltanto un ricordo privato: è un altare civile, che chiede silenzioso riconoscimento alla dignità di chi soffre e alla forza di chi ama nonostante l’assenza. Davanti alla tela, il silenzio che trattenne il ragazzo negli anni ’70 diventa richiamo: guardare, sentire, non voltare le spalle. La Madonna raccoglie lacrime, fiori, memorie, e l’artista ci invita a custodire quella piazzetta dentro di noi, come un cuore che continua a battere tra dolore e speranza.
La piazzetta non è più soltanto un luogo. È un microcosmo narrativo, un teatro di umanità. È il venditore di caldarroste che scalda il ricordo del figlio, la donna che depone fiori per la figlia perduta, il vecchio che porta la guerra negli occhi, il bambino che diventerà artista. È memoria viva, cuore che pulsa tra lacrime e luce. La piazzetta che custodisce il pianto è ormai parte di noi, e continuerà a vivere ogni volta che sapremo ascoltare il silenzio che parla.






