Di seguito alcuni comunicati diffusi da Coldiretti Puglia:
Pubblicato il decreto di abbattimento dei 47 ulivi infetti a Cagnano Varano e di tutte le piante appartenenti alle specie specificate ricadenti nei 50 metri, una eradicazione chirurgica utile ad estinguere uno dei più grandi focolai di Xylella ritrovati negli ultimi anni e tentare di arrestare l’avanzata della malattia in provincia di Foggia, risultata finora indenne alla malattia. A darne notizia è Coldiretti Puglia, in merito alle prescrizioni contenute nella determinazione dell’Osservatorio Fitosanitario regionale che ha tempestivamente circoscritto l’area dei 400 metri in cui ricadono le 47 piante infette.
È stata programmata un’attività di sorveglianza rafforzata dell’area di 400 metri attorno alla zona infetta, finalizzata a verificare la presenza di ulteriori piante infette e di conseguenza l’estensione dell’area infetta, mentre la zona cuscinetto è larga almeno 2,5 km nelle aree delimitate in cui si applicano le misure di eradicazione. con l’Osservatorio fitosanitario della Regione Puglia che sta prelevando e analizzando oltre 2000 campioni vegetali.
L’estirpazione degli ulivi infetti e di tutte le piante specificate nei 50 metri avverrà o attraverso le squadre di Arif o su base volontaria da parte dei proprietari, mentre andranno segnalati alla Sezione Autorizzazioni Ambientali gli ulivi con caratteristiche di monumentalità siti nell’area di 50 metri attorno alle piante infette e risultati indenni alle analisi di laboratorio per un eventuale riconoscimento dalla Commissione tecnica alberi monumentali
Pratiche di prevenzione meccanica e fitosanitaria, monitoraggi delle piante non solo visivi e dell’insetto vettore ‘la sputacchina’, campionamenti ed espianti in caso di ulivi infetti, nuovi strumenti per la individuazione precoce di nuovi focolai, considerato che non esiste ancora una cura per la batteriosi, sono – dice Coldiretti Puglia – l’unica soluzione per ridurre la velocità di avanzamento della infezione. L’efficacia e sistematicità – conclude Coldiretti Puglia – sono garanzia per le aree indenni della Puglia e delle regioni limitrofe e non vanno messe in alcun modo in discussione.
Nelle pratiche di prevenzione come le lavorazioni artificiali contro la ‘sputacchina’, il vettore allo stadio giovanile, o le misure fitosanitarie contro l’insetto adulto, sono coinvolti – precisa Coldiretti Puglia – anche i Comuni pugliesi e agli enti pubblici come Consorzi di Bonifica, ANAS , Demanio, che devono pulire campi abbandonati, strade e cigli stradali pubblici e demaniali incolti e pieni dei famigerati sputi dell’insetto vettore ‘sputacchina’ che inoculando la malattia è responsabile dell’avanzata della Xylella fastidiosa.
Risultano contaminati quasi 21 milioni di alberi e contro il dilagare della Xylella che è arrivata in provincia di Bari sono determinanti monitoraggio, campionamento, analisi di laboratorio e continua ricerca, per l’individuazione dei focolai nei primissimi stadi della infezione – conclude Coldiretti Puglia – su piante sensibili e la successiva rimozione secondo legge, così come il controllo della presenza di potenziali vettori contaminati, restano l’unica soluzione per ridurre la velocità di avanzamento della infezione. L’efficacia e sistematicità è garanzia per le aree indenni della Puglia e delle regioni limitrofe, anche puntando sulle tecnologie innovative di monitoraggio remoto.
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Il Ministero dell’Ambiente apre a deroghe mirate per la bruciatura degli sfalci sul Gargano, rispondendo alle difficoltà degli agricoltori alle prese con costi elevati e terreni impervi, anche con l’obiettivo di permettere interventi fitosanitari urgenti per contenere rischi di incendi e la diffusione della Xylella fastidiosa, il batterio killer . A darne notizia è Coldiretti Puglia, in relazione alla risposta del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica all’interrogazione della Senatrice Anna Maria Fallucchi, dichiarandosi disponibile a partecipare a un tavolo tecnico con la Regione Puglia e gli altri enti competenti, con l’obiettivo di valutare la situazione fitosanitaria del territorio e individuare soluzioni condivise che consentano di tutelare al contempo l’ambiente, la salute pubblica e le attività agricole.
l Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha chiarito che la normativa nazionale consente la bruciatura controllata dei residui vegetali in determinate condizioni, a patto che non si arrechino danni all’ambiente né alla salute umana. Pur ricordando che la legge regionale pugliese n. 38 del 2016 vieta la combustione dei residui nelle aree naturali protette e nei siti “Natura 2000”, il Ministero sottolinea che la stessa norma prevede già deroghe in caso di gravi emergenze fitosanitarie o di impossibilità tecnica ad adottare pratiche alternative, previa certificazione dell’Osservatorio fitopatologico regionale o della Sezione Foreste.
Gli agricoltori chiedono di poter tornare ad abbruciare i residui vegetali, come si faceva un tempo, perché è un modo efficace per prevenire incendi e bloccare la diffusione di batteri patogeni, tra cui la Xylella fastidiosa, che ormai è stata rilevata anche lì – aggiunge Coldiretti Puglia – mentre quasi tutto il territorio del Gargano è coperto da vincoli ambientali e paesaggistici (Parco Nazionale, siti Natura 2000, Direttive Habitat e Uccelli). Quindi, la legge regionale pugliese n. 38/2016 vieta la bruciatura dei residui agricoli in quelle zone, imponendo la cippatura o la trinciatura, operazioni che però sono costose e difficili da fare sui terreni scoscesi del promontorio.
La tecnica della bruciatura delle stoppie non solo non toglie fertilità al terreno, come dimostrato da numerose pubblicazioni scientifiche – spiega Coldiretti Puglia – non compromette la presenza della fauna selvatica e risulta pressoché indispensabile alla preparazione dei terreni e a garantire la monosuccessione dei cereali in tali aree. Inoltre, è molto valida sul piano della eliminazione di patogeni ed infestanti in genere, anche e soprattutto per l’agricoltura biologica. Tra l’altro, nelle nostre zone non si possono effettuare arature profonde per la presenza di rocce che rendono impossibile l’interramento di residui colturali. Con la bruciatura delle stoppie, le minori lavorazioni avrebbero, tra l’altro, un impatto positivo sull’ambiente, perché contribuiranno a ridurre l’emissione di 2 milioni di chilogrammi di CO2 nell’atmosfera.
La pratica del ringrano è utilizzata nelle aree interne non irrigue, difficili e marginali e dove il frumento (o le graminacee in genere) rappresenta, al momento, l’unica coltivazione effettuabile – secondo Coldiretti Puglia – ed in grado di fornire reddito all’impresa agricola. Sul piano agronomico, in zone che da un punto di vista agro-ecologico vengono definite caldo-aride, la tecnica ha la funzione, quasi indispensabile, di consentire una migliore tenuta “in tempera” dei terreni, onde facilitare le lavorazioni e la successiva utilizzazione agronomica del suolo per una nuova coltura agraria.
Le colture intercalari (o ripetute) vengono, invece, praticate nelle aree irrigue dove, dopo la raccolta del grano (entro giugno) quale coltura principale, si procede all’eliminazione dei residui colturali (stoppie) e alla successiva introduzione di una coltura ortiva in pieno campo (es. broccolo, cavolo, ecc…), intercalare appunto, prima della semina di una nuova coltura principale – conclude Coldiretti Puglia – con un positivo ritorno in termini di giornate lavorative e di reddito per il comparto e con evidenti miglioramenti delle caratteristiche chimico-fisiche-biologiche del terreno.






