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“Le donne con disabilità sono soggette a discriminazione multipla” Uci

Mario Barbuto

Di seguito un comunicato diffuso dall’Unione italiana ciechi e ipovedenti:

Il Senato ha approvato un Ordine del giorno che impegna il Governo a valutare le misure più efficaci per superare le barriere che rendono alle donne con disabilità ancora più difficile denunciare e sottrarsi alle violenze di quanto lo sia per le donne che non hanno disabilità. “Le donne con disabilità sono soggette a discriminazione multipla: in quanto donne e in quanto disabili – commenta Mario Barbuto Presidente dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti.

 

Ben venga, quindi, l’Ordine del giorno del Senato che impegna il Governo a trovare soluzioni efficaci che controbilancino questa situazione di svantaggio. La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità impegna gli Stati Parti (tra i quali l’Italia) a contrastare ogni forma di sfruttamento, violenza e maltrattamenti nei confronti delle persone con disabilità tenendo conto dell’età, del genere e del tipo di disabilità”.

 

La limitata capacità di difendersi e di fuggire, la paura di non essere credute e di essere abbandonate rende la denuncia della violenza più difficile. Molto spesso, inoltre, l’autore di una condotta violenta nei confronti di una donna con disabilità è un tutore, un amico, un operatore, un conoscente, il partner, un familiare o il caregiver. “Per le persone con disabilità – conclude Mario Barbuto – quest’ultima circostanza è la peggiore di tutte perché, oltre al dolore personale di ricevere violenza da chi dovrebbe proteggere e aiutare, pone la donna con disabilità davanti al dilemma cui la condizione di parziale o totale dipendenza la condanna: continuare a subire violenza o perdere chi si prende usualmente cura di lei?”.

 

Tra le azioni presentate nell’ordine del giorno sulle quali il Governo è stato impegnato dal Senato figurano: la necessità della piena accessibilità e fruibilità degli ambienti di accoglienza quali case rifugio, ospedali, posti di polizia; la pratica di azioni formative specifiche rivolte agli operatori dei centri di accoglienza, al personale di polizia e della magistratura, dei servizi sanitari e sociali, tenendo conto della specificità delle diverse disabilità che richiedano adeguate conoscenze e capacità di risposta appropriata; l’inasprimento delle sanzioni per i caregiver e operatori che approfittano del loro ruolo per commettere violenza; il rafforzamento della rete di relazione tra le associazioni di rappresentanza della disabilità che sono in grado di dare supporto e assistenza tarandoli sulle esigenze specifiche.




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