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Il tema del risparmio è, da sempre, particolarmente sentito da parte di tutti i cittadini italiani, che storicamente hanno visto rivalutati i propri risparmi in strumenti finanziari come, a titolo esemplificativo, i titoli di stato. Negli ultimi vent’anni, tuttavia, lo scenario è radicalmente mutato: i rendimenti a doppia cifra percentuale che erano in grado di offrire BOT e BTP sono solo un lontano ricordo.

A cambiare lo scenario è stata, in primis, l’accomodante politica monetaria della Banca Centrale Europea, che prosegue, ormai, da oltre un decennio e ha spinto i tassi addirittura in area negativa. Una situazione che se da un lato rende maggiormente conveniente indebitarsi, con i tassi dei mutui ai minimi storici, dall’altro rende certamente meno attraente il mondo degli investimenti finanziari del cosiddetto “free-risk”.

Obbligazioni: di cosa stiamo parlando?

Molti, non a torto, si chiedono se sia possibile ottenere dei rendimenti positivi senza rischiare il capitale investito. Non è certamente semplice, ma in alcuni casi – per approfondire vai qui – è possibile riuscire nell’impresa. Il mercato obbligazionario, d’altro canto, offre ancora delle buone opportunità, ma bisogna essere abbastanza selettivi nelle scelte.

Per agevolare il risparmiatore nelle proprie scelte, tuttavia, è possibile affidarsi ai consigli dei trader più esperti, gli stessi che si possono trovare nelle maggiori piattaforme di trading e risultano di grande supporto per i risparmiatori meno esperti o novelli del mondo finanziario. Quando si investe, tuttavia, è importante essere consapevoli degli investimenti che si decide di effettuare.

Partiamo, quindi, dalla definizione di obbligazione, ovvero: titolo di credito emesso da società o ente pubblico, che alla scadenza prefissata attribuisce al suo possessore il diritto al rimborso del capitale prestato all’emittente maggiorato da un interesse su tale somma. Gli interessi, di norma, vengono riconosciuti con cadenza trimestrale, semestrale o annuale durante la vita del titolo.

In altre parole, il risparmiatore ottiene ad una determinata scadenza il capitale investito e durante il periodo in cui dà in “prestito” i propri soldi gli viene riconosciuto un interesse. Il tasso d’interesse potrebbe essere fisso oppure variabile: nel primo caso, l’investitore è già certo, sin dalla data di partenza, dell’interesse che gli verrà riconosciuto nella vita del titolo, con rendimenti che possono essere costanti nel tempo oppure crescere (step up) o diminuire (step down) durante la vita del titolo stesso.

Le obbligazioni non possono essere considerate un asset “transitorio” di liquidità

Le obbligazioni a tasso variabile, infatti, offrono un rendimento – a scadenze predeterminate in sede di emissione del titolo – collegato a dei parametri di riferimento che possono essere di natura finanziaria, monetaria o legato all’andamento di altri indici (come, a titolo esemplificativo, quello delle materie prime). Esiste, però, una terza via alle obbligazioni a tasso fisso e variabile.

Stiamo parlando delle obbligazioni zero-coupon, che non prevedono l’accredito di alcuna cedola periodica, ma bensì il pagamento degli interessi in un’unica soluzione alla scadenza del titolo, la cui duration, quindi, coincide con la vita residua dello stesso. In tutti questi casi, però, va chiaramente specificato che la vendita anticipata del titolo rispetto alla propria naturale scadenza non garantisce il capitale investito.

Anche i titoli obbligazionari, infatti, sono quotati sui mercati regolamentati e sono esposti alla volatilità: investire in obbligazioni di durata pluriennale, le uniche, al momento, che sono in grado di offrire un po’ di rendimento, non può essere considerato un “parcheggio” della propria liquidità. In questi casi, meglio affidarsi a dei fondi comuni covered bond di breve durata o, meglio ancora, ai conti depositi, che, seppur offerti in misura sempre decrescenti, sono gli unici che offrono un rendimento positivo in una durata temporale non superiore ai dodici mesi.




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