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Taranto, “in sei anni per il caso Ilva persi 23 miliardi di euro di Pil” Coldiretti Puglia ai ministri: riportare al centro agricoltura e agroalimentare

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Di seguito un comunicato diffuso da Coldiretti Puglia:

Riportare l’agricoltura e l’agroalimentare al centro delle politiche economiche e di sviluppo della provincia di Taranto. E’ la richiesta ribadita dal presidente di Coldiretti Taranto Alfonso Cavallo, in occasione della presenza del Vice premier e Ministro dell’Economia, Luigi Di Maio e i Ministri Lezzi, Costa, Grillo, Trenta, Bonisoli, a Taranto per il fitto programma di appuntamenti utili a rilanciare e dare nuove prospettive di futuro all’area jonica. Negli anni fra il 2013 e il 2019, per le note vicende che hanno interessato l’ILVA, è stato perso PIL (Prodotto Interno Lordo) per 23 miliardi di euro, l’equivalente cumulato di 1,35 punti percentuali di ricchezza italiana, secondo l’aggiornamento dell’analisi econometrica compiuta dalla Svimez per Il Sole 24 Ore, “una perdita gravissima per il Paese Italia che non è stata minimamente compensata dagli altri settori economici, lasciati al palo per decenni, anzi soccombenti a causa di presunti e mai chiariti riflessi ambientali, ma Taranto non è solo ILVA. Vigileremo affinché il piano di rilancio della provincia di Taranto passi realmente da una strategia concreta di promozione e pieno sviluppo dell’agroalimentare”, ha annunciato il presidente Cavallo.

“Il peso dell’agricoltura è confermato dai numeri, con quasi 14mila aziende agricole iscritte nel registro della Camera di Commercio di Taranto, il 23,5% sul totale che danno lavoro ad oltre 14.399 operai agricoli. Per quanto riguarda l’industria alimentare – ha ricordato il presidente Cavallo – dal 1991 è stata importante la crescita della dimensione media in addetti, soprattutto nella lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi, di prodotti lattiero caseari e di paste alimentari. L’agricoltura jonica, con una superficie totale di 146.247 ettari, riesce a raggiungere mediamente una Produzione Lorda Vendibile di 470 milioni di euro e rappresenta una realtà economica importante per l’intera regione. L’assenza di una strategia di promozione e il gap della logistica sono non danno il giusto impulso di sviluppo e crescita all’agroalimentare jonico”, ha insistito il presidente Cavallo che aveva già rimarcato il peso del settore agricolo al tavolo operativo, convocato dal MISE il 12 giugno scorso.

Nella classifica italiana delle province che esportano prodotti agroalimentari la provincia di Taranto si posiziona solo al 69esimo posto, pur segnando un aumento del 2,6% delle esportazioni, passate da  104 milioni di euro a 107 milioni di euro di valore di prodotti esportati nel 2018 rispetto all’anno precedente. Parla di  fallimento della politica economica in provincia di Taranto imperniata esclusivamente sull’industria, il presidente Cavallo, a causa della cronica assenza di una visione strategica del futuro dell’economia in provincia di Taranto, basata sull’accelerazione necessaria allo sviluppo dei comparti agricolo, agroalimentare e di tutto l’indotto.

Le esportazioni di prodotti agroalimentari della provincia di Taranto pagano a caro prezzo il gap della logistica, denuncia Coldiretti, che scontano il peso della burocrazia, di prezzi decisamente più alti, di reti che non funzionano. “Sono necessari e urgenti investimenti mirati a potenziare i trasporti delle produzioni agroalimentari, sfruttando la base logistica di straordinaria valenza qual è il porto di Taranto. Per questo vanno promosse e sostenute le movimentazioni di prodotti agroalimentari dal Porto di Taranto, che va irrobustito e reso competitivo e logisticamente strumentale alle esigenze delle aziende agricole se dotato di strutture condizionate di stoccaggio dei prodotti ortofrutticoli”. Nel 2018 le merci movimentate nel porto di Taranto – segnala Coldiretti – sono state pari a 4.951.895 tonnellate con una flessione del 13,3% rispetto all’anno precedente, quando la movimentazione era stata pari a 5.711.268 di tonnellate. “L’infrastruttura logistica ha perso 759.373 tonnellate, una performance negativa che l’agroalimentare jonico e soprattutto il segmento ortofrutticolo non può permettersi”, ha detto il presidente Cavallo dati alla mano. “Se l’Italia non investe nelle vie di trasporto, soprattutto su rotaia, l’ortofrutta spagnola continuerà ad arrivare, arrecando danno alle produzioni ortofrutticole tarantine. Un chilo di agrumi di Palagiano per arrivare a Bruxelles devono percorrere chilometri e da Murcia a sud della Spagna a Bruxelles 2000 Km. Dalla Puglia il viaggio dura 48 ore, da Murcia solo 36 ore”, ha insisto il presidente Cavallo.

Il settore ortofrutticolo, oltre agli scambi storici e consolidati verso la Germania, deve essere aiutato ad imporsi in Francia, Polonia, Regno Unito e Svizzera, oltre a Benelux, Scandinavia, Spagna, Albania, Grecia, oltre ai Paesi extra Ue. La specializzazione strutturale dell’orticoltura della provincia di Taranto, legata alla spiccata vocazione pedoclimatica, flessibilità e tradizione imprenditoriale, conclude Coldiretti Taranto, consente di proporre una amplissima gamma di prodotti e si manifesta anche in termini di performance produttive che vanno promosse sui mercati italiani e mondiali.




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