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Università: scatti salariali, protesta collettiva. Domani incontro fra ottomila insegnanti e 65 rettori Teleperformance: domani il vertice al ministero. Da Taranto i rappresentanti dei lavoratori, comunicato del deputato Pelillo

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Vertenze di lavoro difficili, difficilissime, quasi insormontabili in alcuni casi. Particolarmente grave è il caso di Teleperformance, il call center che ha una sede anche a Taranto e che la dirigenza del colosso del settore vorrebbedi fatto ridimensionare o dismettere. Domani vertice al ministero, a rischio 2700 posti. Alla volta di Tarantopartono i sindacalisti e gruppi di lavoratori. Prende posizione riguardo al caso di Teleperformance, oggi, il deputato tarantino Michele Pelillo. Altra vertenza: domani protesta collettiva. La fanno ottomila insegnanti universitari, incontrano nelle varie sedi, contemporaneamente, i rettori. Chiedono lo sblocco degli scatti degli stipendi. Proprio oggi si ha notizia di una sentenza della Corte costituzionale: blocco degli stipendi (e relativi scatti) illegittimo ma non retroattivo.

Di seguito un comunicato diffuso dal politecnico di Bari, a seguire il comunicato diffuso da Michele Pelillo, parlamentare:

Domani, giovedì, 25 giugno, alle ore 12:00, ottomila Docenti Universitari di 65 Università italiane si riuniranno contemporaneamente presso i vari Rettorati e incontreranno i Rettori per ottenere il loro appoggio alla richiesta di un immediato sblocco degli scatti stipendiali della Docenza Universitaria.
All’iniziativa aderiranno anche i docenti del Politecnico di Bari che manifesteranno presso la sede del rettorato, in via Amendola.

Come si ricorderà, gli scatti sono stati di nuovo bloccati a partire dal 1° gennaio di quest’anno, per il quinto anno consecutivo, mentre a tante altre categorie del pubblico impiego (tra gli ultimi i loro Colleghi del CNR) il blocco è stato via via revocato.

I docenti universitari – si legge in una loro nota – sono ormai l’unica categoria per la quale tale blocco permane per il 2015. A parte il danno economico, la docenza universitaria considera il perdurare del blocco solo nei suoi riguardi discriminatorio e lesivo della sua dignità, quasi che essa faccia parte della spesa improduttiva che è bene tagliare anche per il 2015.

La richiesta avanzata al Governo è che, come per le altre categorie del pubblico impiego, gli scatti stipendiali vengano sbloccati a partire dal 1° gennaio del 2015.

Per evitare equivoci, si ribadisce che la docenza non pretende nessuna restituzione per il quadriennio 2011-2014, ma chiede che a partire dal 1° gennaio 2015 si possa ritornare a percepire lo stipendio che si sarebbe percepito in assenza del blocco quadriennale.

Ai Rettori i Docenti consegneranno una lettera in cui chiederanno loro un’azione incisiva e concreta a sostegno delle loro richieste, fino ad arrivare a prospettare al Governo e al Ministro le dimissioni in massa di tutti i Rettori.
Come detto, all’iniziativa nazionale di protesta parteciperanno i docenti del Politecnico di Bari che hanno aderito numerosi. Ad oggi le firme raccolte sono 184 su un totale in organico di 277 docenti, tra ordinari, associati, ricercatori. Altri, assicurano, apporranno la loro firma di adesione nel corso della giornata di oggi e di domani mattina.
Il programma di domani. Alle ore 11,50 i docenti del Poliba si riuniranno nell’atrio coperto del Politecnico, sede del rettorato, via Amendola, 126/b. Alle 12:00, una delegazione si recherà dal Rettore per consegnargli la lettera e le firme e lo inviteranno a raggiungere tutti i manifestanti.

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“L’incontro di domani al Ministero del Lavoro è molto importante e sono molto fiducioso per il suo esito. C’è lo spazio per chiudere la trattativa con reciproca soddisfazione tra le parti, con l’aiuto determinante del Governo. Conosco bene il dossier e in questi giorni mi sono confrontato molto col Governo, a riflettori spenti – come prediligo -, ed in modo particolare con la sottosegretaria Bellanova chiamata da Renzi a sbrogliare anche questa matassa tarantina.

Ci sono, quindi, le condizioni per far bene e ritrovare serenità, ma è necessario abbassare i toni del confronto. Bisogna riconoscere le reciproche esigenze, quelle sacrosante dei lavoratori e quelle dell’azienda che non può continuare a produrre perdite e a perdere competitività.

I falchi, da una parte e dall’altra, devono abbassare le ali e cortesemente farsi da parte. Devono essere isolati gli eccessivi protagonismi dei singoli che rischiano di pregiudicare l’interesse dei molti. Non tiriamo troppo la corda perché la corda si può spezzare e – in quel caso – non c’è più governo che tenga. Il bene comune è la conservazione di tutti i posti di lavoro, è giuste condizioni di lavoro per i dipendenti, è una condizione economica vantaggiosa per l’azienda che – è meglio ricordarlo – fa parte di una multinazionale quotata in borsa e che, pertanto, non può permettersi troppi bilanci in rosso. Fiducioso sull’esito, auspico che il vertice di domani sia improntato sul dialogo e sul confronto, nel rispetto delle varie istanze.




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