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Quando a Parabita il 20 marzo 1991 furono uccise dai mafiosi una bambina di due anni e mezzo e la mamma Una studentessa calabrese ha scritto un tema in ricordo

pirtoli con la mamma

Di seguito un comunicato diffuso da Romano Pesavento, presidente del ccoordinamento nazionale docenti delle discipline dei diritti umani:

Il 20 marzo del 1991 a Parabita in provincia di Lecce vengono massacrate dalla mafia Paola Rizzello di 27 anni e sua figlia Angelica Pirtoli di due anni e mezzo; il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende ricordarlo attraverso l’elaborato della studentessa Fabiha Islam della classe III sez. G del liceo scientifico Filolao di Crotone.

“La storia della tenera Angelica Pirtoli, una bambina di soli due anni e mezzo, è intrecciata con quella della madre, Paola Rizzello, intrappolata nel mondo dell’eroina gestito dalla criminalità organizzata. Paola, legata sentimentalmente al boss Luigi Giannelli e successivamente a Donato Mercuri, finì per essere un problema per il clan. Il litigio pubblico tra Paola e Anna, moglie di Giannelli, segnò la condanna a morte di Paola. Il destino tragico della povera bambina fu segnato dalla volontà di far sparire sua madre il 20 marzo 1991, senza comprendere perché il mondo si fosse così improvvisamente trasformato in un luogo di orrore. La sua vita finì nel Salento, vittima di sicari senza compassione, Angelica fu sbattuta ripetutamente contro un muretto a secco dai criminali spietati, senza nemmeno ricevere la pietà di un proiettile, di un rapido gesto che le risparmi la sofferenza. La storia di Angelica è una di innocenza infranta e di vite spezzate. Ma è anche una storia che continua a vivere nei cuori di coloro che rimpiangono le persone care che sono state portate via troppo presto da un mondo crudele.”

Uccidere anche un bambino è senz’altro un gesto che suscita sdegno e orrore. Una creatura innocente e inerme viene strappata alla vita, la società civile non può e non deve dimenticare.
La tematica dell’educazione alla legalità è fondamentale e le giovani generazioni hanno bisogno, mediante l’azione sinergica delle famiglie, della scuola e dello Stato di improntare la loro crescita morale e culturale sulle solide basi della democrazia, della condivisione, della solidarietà, del rispetto, del dialogo e dell’accoglienza. Siamo convinti, che, ancora di più oggi, solo attraverso l’educazione alla legalità e ai diritti umani si possano diffondere i valori dell’etica morale, della giustizia, del rispetto della persona umana, della libertà, della democrazia nelle future generazioni.

Il CNDDU invita nuovamente gli studenti e i docenti ad aderire al progetto #inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità. Gli elaborati possono essere segnalati al CNDDU che li renderà visibili sui propri canali social (email: coordinamentodirittiumani@gmail.com)

Prof. Romano Pesavento

Presidente CNDDU

 




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