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Ilva, decimo decreto: Chiarelli vota no “perché Taranto non è una colonia” Il provvedimento passa alla Camera. Dal 26 luglio all'esame del Senato

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Il decimo decreto Ilva è stato approvato ieri alla Camera e dal 26 luglio sarà all’esame del Senato.Entro l’8 agosto deve essere convertito in legge. Ieri ha votato contro, fra gli altri, un deputato del territorio, Gianfranco Chiarelli (gruppo Cor). Di seguito la sua dichiarazione:Nonostante il tentativo di minimizzare il fenomeno, e attribuire addirittura a fonti diverse ( non meglio indicate) l’inquinamento che continua a interessare soprattutto i quartieri più vicini all’Ilva, la realtà, data dalle verifiche scientifiche, dice il contrario. “È l’Ilva la fonte dalla quale proviene la diossina trovata in misura abnorme, al rione Tamburi di Taranto, con picchi elevatissimi – mai raggiunti in Italia, nemmeno in occasione dell’incidente di Seveso o dei roghi più violenti nellaTerra dei Fuochi – nel novembre 2014 e nel febbraio 2015.” Questo si legge sui principali quotidiani locali che riportano dichiarazioni della dirigente regionale Barbara Valenzano, che risponde alle interrogazioni presentate dai consiglieri regionali tarantini Renato Perrini e Giuseppe Turco. Se, da un lato, preoccupa il fatto che, nonostante la produzione dell’acciaieria si sia dimezzata, l’inquinamento continui ad essere elevato, in proporzione alla produzione più del passato, è inconcepibile che la gestione commissariale, quindi di fatto pubblica, mantenga un comportamento poco trasparente e continui a non dialogare con il territorio. E preoccupa ancora di più l’assenza di strategia da parte del governo che ora punta tutto sulla cessione al buio ad una delle due cordate che hanno presentato offerta. Si continua a perdere tempo reiterando rinvii su rinvii, come si vuol fare con il decimo decreto, la cui conversione in legge è stata approvata ieri alla Camera, con il mio voto contrario. Il decimo decreto è l’ennesimo tentativo di prendere ancora tempo da parte di un governo che naviga a vista, non ha alcuna idea su come rilanciare la produzione dell’acciaieria, rendere gli impianti compatibili con l’ambiente, e realizzare fino in fondo le necessarie bonifiche. Se nel passato ho votato, obtorto collo, i precedenti decreti (fino all’ottavo), auspicando in un minimo di prospettiva, oggi purtroppo prendo atto della assenza di qualunque ipotesi concreta di soluzione, da parte di un governo, e della maggioranza che lo sostiene, che continua a considerare Taranto, e in generale il Sud, una colonia da continuare a sfruttare. chiarelli parlamento




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