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Lecce, agente penitenziario 44enne morto per fumo passivo: tribunale civile, il ministero dovrà pagare un milione di euro Sentenza dopo dodici anni

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Di seguito un comunicato diffuso dal sindacato di polizia penitenziaria Sappe:

Abbiamo scritto, invocato, pregato i Capi del DAP, Ministri della Giustizia e della Salute, e perfino il Capo dello Stato. Abbiamo chiesto aiuto ai Garanti dei detenuti, ai radicali, ai professionisti delle carceri acchè si intervenisse per fermare questo avvelenamento giornaliero per decine di migliaia di persone, che nel miglior dei casi portava a patologie connesse con il fumo passivo(malattie cardiache, respiratorie, ecc.ecc.) nel peggior caso a tumori con la morte dei lavoratori. Eppure il diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della nostra bella Costituzione(la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività,) non vale per la polizia penitenziaria poiché costretta dalla legge a lavorare nell’unico ambiente di lavoro in Italia ove ai detenuti è consentito di acquistare e fumare liberamente, e quindi avvelenare chi sta vicino con il fumo passivo così come riconosciuto da tutti gli studi scientifici. Ci abbiamo provato finanche qualche mese fa con il Ministro della giustizia Nordio che ad un interpellanza parlamentare sulla materia, laconicamente scriveva ”Infine quanto alla doglianza circa il fumo passivo, va osservato che all’interno dei penitenziari il consumo di tabacco rappresenta una delle modalità ”compensative” cui la popolazione detenuta reclusa ricorre a fronte del disagio derivante dallo stato di privazione materiale e psicologica connesso alla condizione detentiva; ragion per cui, un intervento drasticamente riduttivo della possibilità di fumare potrebbe avere effetti destabilizzanti” , senza nemmeno una parola per chi era costretto ad avvelenarsi giornalmente per 8/10 ore che non è solo la polizia penitenziaria, ma anche gli altri operatori, i detenuti ecc.ecc. Il SAPPE ritiene che con queste parole il ministro Nordio ha affossato lo stato di diritto e la costituzione Italiana condannando decine di migliaia di persone alla malattia , oppure alla morte. Fortunatamente così come avvenuto tante volte in Italia, c’è stato un coraggioso magistrato nel tacco dell’Italia che guardando esclusivamente alla costituzione ed alla legge, ha reso giustizia a tanti poliziotti che in questi anni si sono ammalati oppure sono morti tra l’indifferenza dei loro boia che, pur a conoscenza della situazione non hanno mai fatto nulla, anzi hanno pure costretto i sopravvissuti a vivere una vita nel dolore, e con la preoccupazione di dover mettere a tavola il pranzo o la cena, poiché era venuta a mancare l’unica fonte di reddito. Ebbene la dottoressa Silvia Rosato del Tribunale civile di Lecce con la sua sentenza n.2407/2023 pubblicata il 5 Settembre u.s. ha posto fine a questa ingiustizia che si perpetrava da anni , riconoscendo le gravi colpe dei responsabili amministrativi e politici del ministero della giustizia, che pur sapendo cosa stava avvenendo nelle carceri, nonchè dei pericoli a cui andavano incontro i poliziotti nulla ha fatto negli anni, per mitigare il pericolo del fumo passivo che riempiva i corridoi delle sezioni detentivi e delle stanze dei detenuti, anche perché il ricambio dell’aria era quasi inesistente . Così con questa sentenza che è la prima in Italia e pensiamo nelle nazioni democratiche, il collega morto a 44 anni di tumore ai polmoni, senza aver mai fumato nella sua vita ma costretto ad inalare nella sua breve vita per ore ed ore il fumo passivo durante l’orario di lavoro potrà riposare in pace, mentre la moglie potrà avere un pur minimo riconoscimento per l’immane dolore sopportato, e le gravi fatiche per andare avanti e tirare su tre bimbi piccoli. Una causa durata ben 12 anni che è stata possibile vincere grazie allo studio legale Putignano di Bari, Nicola e Sandro con l’avvocato Angela Contento che, oltre alla professionalità ed alla pazienza hanno anche offerto la disponibilità economica per affrontare il procedimento(perizie e spese varie), che servirà ai tanti colleghi in servizio o in pensione, al fine di vedersi riconosciuto il dolore per le tante malattie, anche gravi, subite per colpa grave di dirigenti statali che dovevano tutelarli e non avvelenarli. Sia chiaro il SAPPE, sindacato autonomo polizia penitenziaria, è ben cosciente che la sentenza non elimina le gravi problematiche connesse al fumo passivo poiché le strutture penitenziarie sono quelle che sono, come pure sappiamo che non si può togliere la possibilità ai detenuti di fumare del tutto, ma quello che chiediamo con urgenza è:1- Installare nelle sezioni detentive il maggior numero di aeratori possibile; 2- Riconoscere tutte le patologie contratte dai lavoratori connesse con il fumo passivo dipendenti da causa di servizio con categoria;3 dotare i poliziotti di presidi sanitari( mascherine) per una maggiore protezione dal fumo;4- prevedere un indennità specifica per i poliziotti che lavorano a contatto con la popolazione detenuta, per compensare il rischio sanitario a cui vanno incontro . Il SAPPE chiede al Presidente della repubblica MATTARELLA di intervenire presso il Ministro NORDIO affinchè non proponga nessun appello poiché le responsabilità sono chiare e dimostrate,per cui un ricorso servirebbe solo per perdere tempo e non per fare giustizia uccidendo un’altra volta il collega morto, e lo impegni a presentare le richieste del SAPPE già al prossimo consiglio dei ministri, come primo atto di risarcimento per i danni causati a migliaia di poliziotti, costretti a lavorare in ambienti altamente inquinati per anni.

 

 

 

 

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