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Due bambini migranti morti di fame e di sete in mare Deceduto anche un adulto

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Lo spregevole Netanyahu che sta bombardando e affamando i civili di Gaza facendo anche numerosissimi bambini tra le vittime, lo spregevole Putin che in Ucraina sta facendo lo stesso, gli spregevoli guerrafondai nel mondo, non sono soli. Per esempio ci sono quelli che mandano a morire in mare dei bambini migranti. Oggi due bambini.

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Di seguito un comunicato diffuso dal comitato 3 ottobre:

Ancora morte nel Mediterraneo. Su un gommone alla deriva, partito giorni fa dalla Libia, sono stati ritrovati tre cadaveri, tra cui due bambini. Una persona risulta dispersa. Sarebbero morti di fame e di sete. L’ennesima tragedia che si consuma nel silenzio: pochi trafiletti, nessuna domanda sul loro destino. Chi erano? Saranno identificati? Dove verranno sepolti?

Ancora una volta, la cronaca si limita al racconto dell’evento. Nessuno si interroga sull’identità di queste vittime, sul diritto delle loro famiglie a sapere, a piangere, a ricordare. È un’assenza che pesa e che denuncia un fallimento collettivo.

Sono passati 12 anni dal naufragio del 3 ottobre 2013 e quest’anno ricorre il decennale della strage del 18 aprile 2015. Ma poco, se non nulla, è cambiato sull’identificazione delle vittime. Dopo oltre 30.000 morti è inaccettabile che non esista ancora un sistema strutturato per dare un nome ai morti“, dichiara Tareke Brhane, presidente del Comitato 3 ottobre.

Il Comitato 3 ottobre, insieme ad ASGI e al LABANOF, ha presentato una proposta concreta alle istituzioni europee: tra i punti centrali, l’obbligo di identificare i cadaveri senza nome, anche in assenza di sospetto di reato, e l’istituzione di un database europeo che raccolga informazioni ante e post mortem, tutelando la dignità delle persone e dei loro familiari. Si chiede inoltre di garantire sepolture individuali tracciabili, e la creazione di centri di supporto per i parenti dei migranti scomparsi.

L’identificazione è un diritto umano. Dare un nome ai morti è un atto di giustizia. E finché questo non sarà garantito, l’Europa continuerà a tradire i suoi valori fondamentali.

Oggi più che mai è urgente istituire un meccanismo nazionale di identificazione e tracciabilità delle vittime dei naufragi. Perché dietro ogni numero c’è una persona. E dietro ogni corpo, un diritto negato.

Non basta contare i morti. Bisogna riconoscerli.


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