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Dall’incontro con Conte “profondissima delusione” dei genitori tarantini Con un'aggiunta: ce lo aspettavamo

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A Ceglie Messapica il presidente del Consiglio ha incontrato, fra gli altri, i genitori tarantini. I quali puntano dritto sulla chiusura del siderurgico e delle fonti inquinanti. La loro petizione ha superato quota cinquemila firme.

L’incontro con Giuseppe Conte ha provoca nella delegazione “profondissima delusione”. Che in realtà non deve essere neanche tale, visto che “ce lo aspettavamo”.

Di seguito il comunicato:

A margine dell’incontro di ieri, 9 agosto 2020, con il premier Conte, l’Associazione Genitori tarantini esprime la propria delusione.
“Obiettivo principale della delegazione era quello di consegnare personalmente al presidente Conte la lettera sottoscritta a quel momento da 5060 liberi cittadini e 54 associazioni dell’intera nazione. Non ci attendevamo molto di più e così è stato.
Durante il confronto, abbiamo notato le strabilianti doti oratorie del premier che non solo ha dato l’impressione di non ascoltare gli interlocutori, ma a tratti ha dato anche l’impressione di non mostrare empatia con gli stessi.
Nessuna risposta significativa sulla salubrità dell’ambiente e la salute dei cittadini; solo una fantomatica transizione energetica che nulla vuol dire e che va contro le richieste a lui rivolte: chiusura delle fonti inquinanti, a cominciare dall’area a caldo dell’ex-Ilva.
Per quanto riguarda la scelta tra salute e lavoro, abbiamo ribadito più volte che ai tarantini mai è stata consentita tale scelta, sempre calata dall’alto; a quanto pare, però, questa considerazione, secondo il Premier, merita di essere ignorata visto che è rimasto ancorato nelle sue convinzioni (pensiero che, tra l’altro, è sempre stato espresso da premier e ministri anche prima dei suoi due governi).
A tal proposito, gli abbiamo ricordato che l’area a caldo è già stata dichiarata illegale e posta sotto sequestro senza facoltà d’uso e che l’Italia è già stata condannata dalla CEDU per non aver tutelato la salute e la vita dei tarantini. Eppure, questa produzione illegale continua ad essere in funzione.
Per il presidente Conte, evidentemente, è più importante rifare il trucco a Taranto (promettendo 400 milioni per la città vecchia, per un acquario e relativo maquillage) che curare la città dai tumori che la stanno devastando. Preferisce un intervento di chirurgia estetica a operazioni atte a salvare delle vite.
Pone, poi, sul piatto quasi 500 milioni per aiutare la multinazionale franco-indiana in questa fallimentare avventura che procura perdite per 100 milioni di euro al mese, quando con meno della metà si potrebbero pagare gli stipendi di tutti i dipendenti riaccreditandoli di quella dignità di lavoratori persa in quella fabbrica che non assicura ciò che la Costituzione prevede per il lavoro: salute, sicurezza, salubrità ambientale, dignità. In assenza di questi diritti, il lavoro viene retrocesso al livello di servitù. Lo Stato che diventa complice pagante della produzione assassina è quanto di più lontano dalla Costituzione italiana si possa immaginare.
Infine, non una parola di solidarietà nei confronti della mamma che gli ha raccontato della perdita della figlia; anzi, per dirla tutta, il premier si è anche permesso il lusso di riprenderla per quello che, secondo lui, era un sorriso.
Totalmente negativo è stato, a nostro parere, questo incontro. Continueremo a chiedere, come in passato, la chiusura dell’area a caldo già concessa a Genova e a Trieste.
E continueremo ad inviargli la stessa lettera, ogni settimana, corredata dalle sottoscrizioni che continuano ad aumentare.”




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