Di Nino Sangerardi:
Un Gruppo di cittadini ha redatto un documento finalizzato a evitare la demolizione della scuola “Arcangelo Scacchi”.
Un dossier che si “oppone fermamente alla Delibera di Giunta n. 213 del 2 settembre 2025 del Comune di Gravina e Poggiorsini. Tale delibera approva un Documento Preliminare alla Programmazione Scolastica (DPPS) che prevede la demolizione del plesso scolastico “Arcangelo Scacchi” per convertirlo in una “zona di servizi per il Comune”, assorbendo le classi negli altri plessi dell’Istituto Comprensivo di riferimento”.
Tre le questioni di opposizione alla scelta dell’Amministrazione comunale: la critica al processo decisionale e al valore storico-simbolico della scuola, l’analisi dell’impatto negativo sull’offerta formativa e sulla comunità, e la proposta di un modello alternativo di rigenerazione urbana basato sul valore pubblico e la governance collaborativa.
Il report denuncia innanzitutto il deficit democratico del processo, sottolineando che la decisione “è stata assunta senza alcun confronto con la cittadinanza e senza una valutazione del suo impatto educativo, ambientale e sociale. L’atto viene definito non neutrale né puramente tecnico, ma una decisione politica e culturale di grande peso che incide profondamente sull’identità della città, sulla qualità della vita e sulla fiducia nelle istituzioni democratiche.
La scuola “Arcangelo Scacchi” è presentata come un bene comune urbano, parte integrante del tessuto storico, sociale e culturale di Gravina. Il suo valore simbolico affonda le radici nella storia del dopoguerra: l’edificio sostituì un’area di botteghe e officine fatiscenti e insicure, segnando, negli anni del boom economico, il passaggio da un’economia contadina e bracciantile a una prospettiva di crescita economica e sociale. La scuola, con la sua promessa di istruzione pubblica obbligatoria, ha rappresentato il riscatto delle fasce più deboli di popolazione e la promessa di mobilità sociale. A ratificare questo valore simbolico, si ricorda l’inaugurazione della scuola da parte di Aldo Moro, uno statista fondamentale della storia politica italiana.
“Di conseguenza, abbattere la scuola- scrivono i cittadini– per far posto a un’area di servizio significa spezzare il legame profondo tra luogo, memoria e cittadinanza che dà senso al vivere urbano. La scuola, avendo garantito per decenni prossimità educativa, continuità didattica e inclusione, è stata il punto di riferimento in cui intere generazioni hanno imparato a leggere, a scrivere e, soprattutto, a stare insieme, riconoscendosi come parte di una comunità”.
In termini di costi-benefici, l’operazione non valuta le ricadute negative sulla sostenibilità logistica e didattica derivanti dalla redistribuzione dei bambini (due sezioni dell’infanzia e cinque classi della primaria) sui plessi “Rodari” e “Nardone,” i quali hanno spazi insufficienti e/o inadeguati e gravitano su un quartiere diverso e distante. La dislocazione, spezzando l’equilibrio e il diritto dei bambini alla continuità educativa, relazionale e del vissuto nello spazio, genera disagi organizzativi e affettivi profondi, aggravando le disuguaglianze e compromettendo la qualità dell’insegnamento e la serenità delle famiglie.
Infine, la vicenda comporterà l’inevitabile perdita dell’autonomia amministrativa dell’Istituto Comprensivo Santomasi-Scacchi, che si troverà sotto la soglia dei 600 studenti.
“Non si costruisce una città migliore—conclude il gruppo di cittadini– sottraendo ai bambini i loro spazi di crescita e alle famiglie il punto focale della loro quotidianità”.
Il documento è stato inviato al Sindaco di Gravina.






