rendimentogold

basilepiccolo

Eclisse


Sezione fallimentare del tribunale di Taranto: che c’entra con aste truccate e tangenti? Il servizio del tgnorba diventa notizia di reato La procura della Repubblica acquisisce documentazione: aperto fascicolo d'inchiesta. Videodenuncia di un ipotetico "fiore" da ventimila euro da dare alla "dottoressa", un esposto e un'interrogazione parlamentare. Nei giorni scorsi, l'arresto di un pregiudicato di Palagiano

tmp 23349 IMG 20161108 1155152123928433

Dopo il servizio andato in onda ieri mattina al tgnorba, Guardia di finanza e carabinieri hanno voluto approfondire la cosa. Quel servizio diventa notizia di reato e la documentazione è stata acquisita dagli investigatori. La procura della Repubblica ha aperto un fascicolo d’inchiesta. Viene aperta un’indagine per capire cosa accada alla sezione fallimentare del tribunale di Taranto. Ovvero, si deve chiarire quanto descritto qui già ieri e che riportiamo integralmente.

Pasquale Putignano, arrestato nei giorni scorsi, era gravato nel recente periodo dal divieto di lasciare Palagiano. Invece un giorno venne trovato a Taranto, sezione fallimentare del tribunale. Pasquale Putignano è considerato dall’accusa, il capo di un’organizzazione che orchestra le aste giudiziarie truccate. Con due modalità: intimidendo chi non vuole starci e facendo spazio ai suoi “clienti”, da eventuali concorrenti nell’aggiudicazione di un bene all’asta.

Aste giudiziarie che si temono truccate a livelli cospicui: una piaga, soprattutto per il territorio del tarantino e nel settore agricolo in particolare.

Il che, con l’attività della sezione fallimentare del tribunale, fino a prova contraria non c’entra niente, è ovvio.

C’è un’indagine, caratterizzata da varie sfaccettature. C’è anche un esposto, di 46 pagine. Credibilità, naturalmente, da valutare. Lo ha scritto la legale di un imprenditore agricolo 74enne il quale, ormai perso tutto, ha sparato alzo zero, con l’esposto. Parla della sezione fallimentare del tribunale di Taranto retta da diciannove anni sempre dallo stesso dirigente, parla di avvocati che, spesso gli stessi, acquisiscono incarichi in quantità considerevoli e alterna episodi da ritenersi circostanziati, ad altre considerazioni. Credibile o meno, sarà l’indagine a dover fare chiarezza. A quell’esposto ha fatto seguito un’interrogazione parlamentare, l’hanno firmata dodici deputati.

Poi, nelle ultime ore, è rispuntato fuori anche un filmato. Risalente a febbraio 2014 e diffuso da Basilicata 24 nell’edizione online. Si fa riferimento, nell’incontro fra un imprenditore, il suo avvocato e un curatore fallimentare, alla richiesta fatta all’imprenditore, per una tangente chiamata “fiore”, da ventimila euro, viene detto all’imprenditore agricolo Antonio Scarciglia. Il quale, rintracciato nelle scorse ore dal tgnorba, ha fatto il nome della “dottoressa” (al momento del nome, bip, è quanto però spunta fuori nell’intervista). Ma che lei c’entri realmente qualcosa, con la richiesta fatta a quell’imprenditore per aggiustare la pratica, è tutto da verificare e, per la verità, fino a prova del contrario, la donna non c’entra nulla. Anzi, il curatore fallimentare, nell’inverno 2014 parlava di lei che avrebbe fatto una specie di sondaggio per vedere se “loro” fossero disponibili. Loro chi?

Ovvero: in questa vicenda complessiva della sezione fallimentare del tribunale di Taranto c’è molta denuncia ma la pistola fumante non si vede. E fino a prova provata del contrario, ovvero fino a sentenza passata in giudicato, tutti sono innocenti. Qui, al massimo, ci sono un esposto e un video. In cui è evidente essere stata fatta, sì, una richiesta di denaro: ma non dalla donna chiamata in causa. Al contrario: tutti sono innocenti fino a prova contraria ma le denunce non mancano e sotto quel bip, un nome c’è. Doveroso fare chiarezza. Nell’interesse di tutti, e in quello collettivo che è primario.

tmp_23349-IMG_20161108_1155152123928433




Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *