Pasquale Putignano, arrestato nei giorni scorsi, era gravato nel recente periodo dal divieto di lasciare Palagiano. Invece un giorno venne trovato a Taranto, sezione fallimentare del tribunale. Pasquale Putignano è considerato dall’accusa, il capo di un’organizzazione che orchestra le aste giudiziarie truccate. Con due modalità: intimidendo chi non vuole starci e facendo spazio ai suoi “clienti”, da eventuali concorrenti nell’aggiudicazione di un bene all’asta.
Aste giudiziarie che si temono truccate a livelli cospicui: una piaga, soprattutto per il territorio del tarantino e nel settore agricolo in particolare.
Il che, con l’attività della sezione fallimentare del tribunale, fino a prova contraria non c’entra niente, è ovvio.
C’è un’indagine, caratterizzata da varie sfaccettature. C’è anche un esposto, di 46 pagine. Credibilità, naturalmente, da valutare. Lo ha scritto la legale di un imprenditore agricolo 74enne il quale, ormai perso tutto, ha sparato alzo zero, con l’esposto. Parla della sezione fallimentare del tribunale di Taranto retta da diciannove anni sempre dallo stesso dirigente, parla di avvocati che, spesso gli stessi, acquisiscono incarichi in quantità considerevoli e alterna episodi da ritenersi circostanziati, ad altre considerazioni. Credibile o meno, sarà l’indagine a dover fare chiarezza. A quell’esposto ha fatto seguito un’interrogazione parlamentare, l’hanno firmata dodici deputati.

Ovvero: in questa vicenda complessiva della sezione fallimentare del tribunale di Taranto c’è molta denuncia ma la pistola fumante non si vede. E fino a prova provata del contrario, ovvero fino a sentenza passata in giudicato, tutti sono innocenti. Qui, al massimo, ci sono un esposto e un video. In cui è evidente essere stata fatta, sì, una richiesta di denaro: ma non dalla donna chiamata in causa. Al contrario: tutti sono innocenti fino a prova contraria ma le denunce non mancano e sotto quel bip, un nome c’è. Doveroso fare chiarezza. Nell’interesse di tutti, e in quello collettivo che è primario.







