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Strage di Ustica: dopo 43 anni Amato parla. Ma come operò la base di Martina Franca? Il 27 giugno 1980 morirono 81 persone

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Le grandi rivelazioni dell’ex presidente del Consiglio ed ex presidente della Corte Costituzionale, Giuliano Amato, sulla strage di Ustica arrivano appena 43 anni dopo l’accaduto. Arrivano da un uomo che in questi decenni ha occupato i vertici delle istituzioni. Ha saputo del missile e della responsabilità, da lui ritenuta tale, della Francia? Se lo ha saputo l’altro ieri e lo ha rivelato ieri, benissimo. Ma se lo sa da decenni non va bene. Per niente. Soprattutto perché, ad esempio, ci sono le famiglie di 81 morti che da 43 anni vogliono sapere. Giuliana Cavazza, figlia di una vittima, all’Adnkronos: “Ho risentito le parole di Amato quando depose davanti ai giudici e non disse niente di tutto ciò: è da capire perché a distanza di tanti anni cambia versione”.

Le rivelazioni di Amato giungono con grave ritardo. Anche perché da decenni, un grande giornalista d’inchiesta (Andrea Purgatori) lo andava dicendo. Cioè plauso ad Amato ma mica poi tanto, dati i ruoli che ha ricoperto a lungo.

Piuttosto, la strage di Ustica del 27 giugno 1980, con il Dc-9 Itavia Bologna-Palermo esploso e finito nel mare mentre era in viaggio per Punta Raisi, venne “vista” dal radar dell’Aeronautica militare di Marsala. Ci sono specifici riferimenti al riguardo. Ma cosa vide quel radare e come operò il coordinamento in Puglia? Non si è mai saputo. E se ha visto qualcosa il radar, hanno visto qualcosa gli operatori in servizio in quei momenti. E se le operazioni sono state coordinate a Martina Franca, nel territorio di Martina Franca la strage di Ustica è conosciuta da qualcuno. È il momento di parlare. Lo chiediamo da (tanti) anni.

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