A Torino è caccia al killer. L’uomo che, in mezzo alla strada, ieri mattina, ha sparato un colpo di fucile da caccia alla schiena di Vito Amoruso, 47enne di origine pugliese. Il rappresentante di commercio è stato ricoverato e operato tempestivamente ma il suo cuore non ha retto. Le indagini per risalire all’assassino, che ha usato un fucile e un pallettone di solito utilizzato per la caccia al cinghiale, sono inevitabilmente connesse alla valutazione del passato e del periodo attuale di Amoruso, delle sue frequentazioni, della possibile motivazione per la quale un uomo, arrivato ieri a bordo di una Fiat 500 scura, ha sparato ed è andato via. In quanto al passato professionale del 47enne, è annoverata, riguardo a un periodo economicamente difficile per l’uomo, una condanna per trufa ai danni del caseificio pugliese di Leini. Condanna di primo grado, da sette anni non si è mai celebrato l’appello e Amoruso con altri due dipendenti del caseificio venne licenziato per la sparizione di carichi di mozzarelle da 491mila euro.
Invece, in tema di vita sentimentale, Vito Amoruso era scapolo e i suoi vicini avrebbero riferito di non avere mai notato particolari viavai di donne nel suo appartamento. Tutti parlano di Amoruso come di una persona per bene e la sorella, che chiede la cattura di chi lo ha ammazzato perché “la deve pagare”, parla di Vito come di “una persona perfetta”.