L’aereo da Roma era atterrato a Punta Raisi. Un volo non tracciato, per la sicurezza del magistrato più importante nella lotta alla mafia. Eppure qualcuno sapeva i suoi movimenti, anche quel pomeriggio del 23 maggio 1992. La carica per un potenziale di tre quintali di tritolo venne piazzata al margine del tratto dell’autostrada Palermo-Trapani in territorio di Capaci e, al passaggio delle auto con a bordo Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini di scorta, venne fatta esplodere. Una strage di mafia con cinque morti. Un attentato dalle modalità terrificanti seguito da quello analogo di Palermo 57 giorni dopo, il 19 luglio: morì l’altro magistrato antimafia di punta, Paolo Borsellino, e con lui i componenti della scorta.