
Emozionante l’anteprima nazionale ad Amatrice, l’altro ieri. Vedendo il film, si avrà anche un’ulteriore spiegazione del perché.
Amatrice. Due anni abbondanti dopo il terremoto. Arrivarci dalla Puglia o da qualsiasi altro posto dà la misura, negli ultimi dieci chilometri di strada, di quale sia la pochezza di tutti noi rispetto alla natura. Una strada incassata, per certi tratti, fra le montagne, che sembrano guardarti e dirti che decidono loro, non tu. Tratti di strada a senso unico alternato, sfasciati e in (difficile) ricostruzione.

Il film è al nuovo cinema Paradiso. Almeno quello si è salvato, pensi. Ti fai dare delle indicazioni: disillusorie, il cinema è un tendone. Accanto alla scuola prefabbricata donata dal Trentino.


Nel nuovo cinema Paradiso inizia la presentazione del film. E capisci l’importanza di quello spazio di socializzazione per una comunità che in senso materiale non ha più niente ma ha, appunto, un enorme senso di comunità. E rifletti: ma noi che abbiamo i nostri territori intatti e li deturpiamo, noi che dobbiamo parcheggiare sulle strisce perché con l’auto siamo più forti del pedone (magari disabile), noi che facciamo gli schizzinosi e i lamentosi su tutto e che siamo bravissimi a richiamare gli altri alle loro responsabilità guardandoci bene dal richiamarci alle nostre, ecco noi, di preciso, che gente siamo. Dovremmo organizzare delle gite di massa ad Amatrice. Gite di istruzione. Per andare a imparare.






