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Covid, Gimbe: Brindisi è la provincia con l’incidenza più alta in Puglia Ricoveri in aumento in tutta la regione ma numeri migliori rispetto al resto del Paese

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Di Francesco Santoro:

Brindisi, con 281 casi ogni 100mila abitanti, è la provincia più colpita dal Covid-19 in Puglia. Seguono nell’ordine Lecce (221), Bari (214), Foggia (181), Barletta-Andria-Trani (156) e Taranto, la meno flagellata con un’incidenza di 115 infezioni ogni 100mila residenti. Quanto alle ospedalizzazioni, invece, rispetto alla scorsa settimana, aumenta la pressione sia sui reparti di Pneumologia, Medicina generale e Malattie infettive che (leggermente) sulle terapie intensive. La percentuale di occupazione in Rianimazione è del 4,6 per cento e nella cosiddetta area non critica è salita al 7,3 per cento. È quanto emerge dal report di Gimbe sull’evoluzione della pandemia. A livello nazionale «sa due mesi e mezzo –commenta il presidente della fondazione, Nino Cartabellotta– si rileva un aumento dei nuovi casi, che ha subìto un’ulteriore impennata, superando quota 320 mila, sia per l’aumentata circolazione virale, sia per l’incremento del numero dei tamponi».

Vaccinazioni 

In relazione alla campagna di protezione dal Coronavirus, stando all’analisi condotta dall’organismo indipendente, l’80,6 per cento della popolazione pugliese è vaccinata con due dosi e il 3,2 ha fatto solo una iniezione. Il tasso di copertura dei richiami, invece, è passato dal 54,2 per cento al 62 per cento (oltre la media nazionale). «La necessità della dose booster è ben documentata dai dati dell’Istituto superiore di sanità-commentano gli esperti di Gimbe-, che dimostrano la riduzione dell’efficacia vaccinale dopo 150 giorni dal completamento del ciclo primario. In particolare: l’efficacia sulla diagnosi scende in media dal 71,5 per cento per i vaccinati entro 150 giorni al 30,1 per cento per i vaccinati da più di 150 giorni, per poi risalire al 71 per cento dopo il richiamo; l’efficacia sulla malattia severa scende in media dal 92,7 per cento per i vaccinati entro 150 giorni all’82,2 per cento per i vaccinati da più di 150 giorni, per poi risalire al 94 per cento dopo il richiamo. Complessivamente nelle persone vaccinate con ciclo completo (più eventuale dose di richiamo), rispetto a quelle non vaccinate, nelle varie fasce d’età si riduce l’incidenza di diagnosi (del 68,2-82 per cento) e soprattutto di malattia grave (dell’83,4-93,8 per cento per ricoveri ordinari; del 91,9-97 per cento per le terapie intensive) e decesso (del  79,6-96,4 per cento)».

La situazione nel Belpaese e la diffusione della variante Omicron

Il massimo esponente dell’organismo indipendente, Nino Cartabellotta, dice che «in questa fase della pandemia caratterizzata dalla crescente circolazione di una variante estremamente contagiosa tra una popolazione per la maggior parte vaccinata, l’obiettivo primario è di contenere il sovraccarico degli ospedali spingendo al massimo su coperture vaccinali e richiami e limitare la circolazione del virus con mascherine e distanziamento».

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