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Il suicidio di un operaio Arcelor Mittal, “Taranto piange uno dei suo figli” Fim Cisl: incertezze mai risolte e nuove difficoltà

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In genere non diamo, per principio, notizie di suicidi. Stavolta l’intervento del sindacato dà una connotazione di altro tipo. Di seguito un comunicato diffuso dal sindacato Fim Cisl:

Alla vigilia della Festa del lavoro ci lascia sgomenti la notizia appresa circa la tragedia verificatasi questa mattina a Taranto.

Un nostro giovane collega metalmeccanico si è tolto la vita. Aveva 44 anni e lavorava in ArcelorMittal, azienda siderurgica che vaga tra i problemi del Coronavirus e l’incertezza di un futuro certo.

Situazione che non aiuta affatto quanti quotidianamente operano nel suo interno. E proprio di fronte alle difficoltà contingenti, la paura di non poter garantire tranquillità ai propri congiunti ha avuto gioco facile della fragilità del giovane Alessandro.

I motivi del gesto non sono interpretabili e probabilmente frutto di molteplici ragioni. Tra questi possiamo pensare che vi sia stata anche la pesante situazione che ha dovuto sopportare in questi mesi, a causa delle difficoltà legate al suo posto di lavoro.

Mesi con un reddito ridotto e soprattutto la complessità di immaginare una via d’uscita, un futuro, per un uomo come Alessandro di soli 44 anni è impresa assai ardua, forse per chiunque.

Ragion per cui ci sentiamo ancora più impegnati, affinché la grave crisi economica e occupazionale che attraversa in nostro Paese e, in particolare che vede il territorio di Taranto da molto tempo stretto nella morsa dell’incertezza, trovi uno sbocco con soluzioni dignitose ai tanti problemi che vi sono, ai bisogni di donne e uomini, al loro diritto a un lavoro che consenta di costruirsi un domani.

Per noi la priorità resta l’attivazione di politiche economiche e industriali capaci di riavviare un processo di investimenti, di crescita ecosostenibile, di buona occupazione.




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1 Comment

  1. “IN PENSIONE A 60 ANNI”.
    Se a “60 anni” le persone sono a rischio, per sé e per gli altri.
    Se a “60 anni” nessuno ti dà e ti darà più un lavoro, sarebbe moralmente giusto che a “60 anni” si possa andare tutti in pensione a prescindere dagli anni contribuitivi.
    Tutti in “pensione a 60 anni”, sia donne che uomini, invece di percepire un frustrante sussidio di disoccupazione che mortifica chi lo percepisce e non crea certezze neanche per il lavoro per le giovani generazioni. Se tutto è cambiato, se niente sarà più come prima, invece di stanziare, in maniera poco lungimirante per chi ha “60 anni”, soldi per gli “ammortizzatori sociali” una parte di questi potrebbe essere destinata per garantire la “pensione a partire da 60 anni”…per Tutti. “ANDARE IN PENSIONE A 60 ANNI” altrimenti ci sarà solo povertà… “per tutti”.

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