Di seguito un comunicato diffuso dal coordinamento nazionale docenti delle discipline dei diritti umani:
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) segue con attenzione e preoccupazione quanto sta accadendo in diversi istituti scolastici di Roma, dove le recenti occupazioni studentesche hanno generato un acceso dibattito tra dirigenze, corpo docente, famiglie e opinione pubblica. In particolare, desta riflessione la scelta di alcuni dirigenti scolastici di procedere alla stima dei danni materiali per imputarli, in solido, agli studenti coinvolti.
Pur nel pieno rispetto della legalità e dell’autonomia scolastica, il CNDDU ritiene necessario ribadire che la scuola non può essere interpretata soltanto come luogo di erogazione di servizi educativi o di tutela patrimoniale, ma come istituzione della Repubblica, presidio democratico e spazio privilegiato per la crescita civile e morale delle giovani generazioni. La funzione educativa della scuola va oltre la trasmissione del sapere: essa è chiamata a formare coscienze critiche, consapevoli dei propri diritti e doveri, capaci di partecipare in modo attivo e responsabile alla vita sociale e politica del Paese.
Le occupazioni, pur rappresentando una forma di protesta che può generare disagi e richiedere un bilancio di responsabilità, non devono essere liquidate come meri episodi di devianza giovanile. Esse testimoniano un bisogno profondo di dialogo, di ascolto e di corresponsabilità. La scuola, in quanto istituzione formativa, ha il dovere di interpretare questi segnali non solo attraverso strumenti sanzionatori, ma mediante percorsi educativi e partecipativi che coinvolgano studenti, famiglie e docenti in un processo di ricomposizione comunitaria.
Il CNDDU condanna senza esitazione ogni atto di vandalismo, danneggiamento o comportamento irrispettoso del bene comune, che non può essere giustificato né tollerato. Tuttavia, ritiene altrettanto inaccettabile che la risposta istituzionale si limiti alla logica della colpa e della punizione. È necessario promuovere un approccio fondato sulla giustizia riparativa, che consenta agli studenti di comprendere il valore del rispetto reciproco e della tutela degli spazi comuni, ma anche di esprimere il proprio disagio in forme civili e costruttive.
In questa prospettiva, la scuola deve riaffermare il proprio ruolo di centro educativo della comunità democratica, in grado di coniugare la dimensione normativa con quella dialogica. Il CNDDU invita pertanto le dirigenze scolastiche a privilegiare strumenti di confronto: assemblee di istituto straordinarie, laboratori di cittadinanza attiva, momenti di riflessione guidata sui temi della partecipazione, del dissenso e della responsabilità collettiva.
L’educazione ai diritti umani, nucleo fondamentale del mandato formativo, non può essere disgiunta dall’esperienza diretta di tali valori all’interno della scuola. La gestione dei conflitti e delle proteste studentesche rappresenta un banco di prova per la maturità dell’intera comunità educativa: essa deve rispondere con autorevolezza, ma anche con empatia, consapevole che l’autorità pedagogica non nasce dalla punizione, bensì dall’esempio e dalla capacità di comprendere.
Il CNDDU ribadisce che solo una scuola capace di accogliere le voci del dissenso, di tradurre le tensioni in percorsi di riflessione e di mantenere un saldo equilibrio tra ordine e libertà, potrà assolvere pienamente alla propria missione costituzionale. Non si difende la scuola chiudendola al dialogo, ma rendendola viva, permeabile e responsabile..






