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Torre Chianca: bomba distrugge le cabine dello stabilimento balneare Esplosione nella notte. Il pomeriggio precedente, un venditore ambulante straniero 17enne ha rischiato di essere affogato da due salentini pregiudicati che lo avevano derubato e picchiato. Contro i due si costituiranno parte civile Sportello dei diritti e associazione Teranga

pompieri notte

Alle quattro di notte, un boato a Torre Chianca, marina leccese. Una bomba piazzata fra le cabine del lido Cambusa ha fatto saltare in aria, appunto, le cabine. Intervenuti carabinieri e pompieri. Forse l’episodio è conseguenza di quello che raccontiamo di seguito, per il quale il titolare del lido aveva allertato le forze dell’ordine.

Nel pomeriggio domenicale, sempre a Torre Chianca appunto, un venditore ambulante diciassettenne, dapprima è stato derubato degli occhiali e poi picchiato brutalmente, poi i due assalitori volevano addirittura affogarlo in mare. I due, salentini, sono stati arrestati: si tratta di conoscenze delle forze dell’ordine, Mirko Castelluzzo di36 anni e Federico Ferri, venticinquenne.

Riguardo a quest’ultima vicenda, di seguito la valutazione di Giovanni D’Agata, presidente dello Sportello dei diritti:

Un fatto di una gravità eccezionale che merita la massima delle punizioni per i responsabili, l’episodio di violenza gratuita e pura follia nel Salento, conclusosi con l’arresto dei due aggressori ed il giovanissimo vucumprà, originario della Nuova Guinea, costretto a ricorrere alle cure in ospedale, dopo essere riuscito a sopravvivere a quella terribile esperienza, terminata con 10 giorni di prognosi a causa delle percosse ricevute. È stato afferrato per il collo, malmenato anche nelle parti intime, a tal punto che dopo ha manifestato difficoltà ad urinare. Tutto è accaduto nel primo pomeriggio, all’interno dello stabilimento balneare “La Cambusa” di Torre Chianca, una delle marine di Lecce, quando erano trascorsi 30 minuti dopo le 15. Quando, cioè, lo sfortunato ambulante ha incrociato sotto l’ombrellone i due salentini ed i loro amici, mostrando loro alcuni occhiali da sole che vendeva. La violenza si è scatenata nel momento in cui l’ambulante marocchino si è accorto del furto di un paio d’occhiali e lo ha preteso indietro (insieme a 40 euro guadagnati fino a quel momento), venendo aggredito selvaggiamente con calci e pugni dai due leccesi, che lo hanno poi trascinato in mare e tentato di affogare, forse a conclusione della “sonora lezione”. Tutto ciò davanti allo sguardo attonito delle decine e decine di bagnanti – tra cui anche famiglie con bambini – che affollavano la spiaggia del lido. E che, davanti a quell’improvvisa escalation di brutalità, sono quasi tutti rimasti pietrificati. Indifferenti. Soltanto quando la situazione sembrava assumere una piega drammatica, due bagnanti sono intervenuti per salvare il ragazzino, venendo a loro volta insultati dagli aggressori e dai loro compari. Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”  alla luce di quello che è stato riportato dalla stampa locale, rileva che è il frutto del clima di odio alimentato anche da una parte della politica che sta giocando con il fuoco alimentando una guerra tra poveri, mentre i veri problemi del nostro paese sono ben altri, ed è quindi come gettare fumo negli occhi per non parlare di ciò che ha bisogno questa Nazione. Proprio per questa ragione, invitiamo gli inquirenti, una volta accertate le responsabilità, a contestare il massimo delle sanzioni penali con l’indicazione dell’aggravante dei motivi razziali con tutte le conseguenze del caso, perchè una pena esemplare, possa essere da monito a coloro che pensano che la violenza e l’odio possano passare impuniti.  In tale ottica lo “Sportello dei Diritti” e l’associazione “Teranga”, che si occupa d’integrazione con particolare riferimento alla comunità senegalese composta dalla stragrande maggioranza di commercianti ambulanti che quotidianamente subiscono episodi d’intolleranza da parte di pochi sprovveduti in una terra accogliente come quella del Salento, fanno sapere l’intenzione di volersi costituire parte civile all’esito dell’indagini e dell’eventuale rinvio a giudizio dei responsabili.

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