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Cugini omonimi e stessa condanna: 13 anni e quattro mesi I due Nicola De Chirico, per la brutale rapina ai coniugi Scialpi. Sentenza del tribunale di Brindisi

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Ad aprile del 2012 i coniugi brindisini Scialpi tornarono a casa dopo la cresima della nipotina. Lui, titolare di una ditta di rottamazione.

Al rientro a casa vennero aggrediti da quattro rapinatori che li sequestrarono anche, pretendendo duecentomila euro, poi ridotti a cinquantamila. Poi la pretesa scese a 500 euro. Per avere quei soldi picchiarono (secondo l’accusa) marito e moglie. Lei venne pestata e la serie di traumi che subì, da quello facciale a quello toracico-addominale, fu lunga. Lui venne addirittura incatenato come un cane, con un tubo di ottone intorno al collo. Insomma, un’aggressione brutale. Che continuò, nei confronti di Scialpi, anche nella sua macchina, dove venne buttato dai ladri. Gli spararono anche un colpo di pistola a una gamba. Insomma un incubo. I quattro scapparono, l’uomo riuscì ad avvertire comunque i carabinieri che arrivarono. Iniziarono le indagini e grazie al dna prelevato da una tazzina di caffè in un bar di San Michele Salentino, risalirono a Nicola De Chirico, oggi 36enne. Lo arrestarono. Poi presero anche suo cugino Nicola De Chirico, di Brindisi, oggi trentacinquenne.

I due cugini e omonimi sono stati processati e il tribunale di Brindisi oggi li ha condannati: entrambi a 13 anni e quattro mesi. Un po’poco per l’accusa, che aveva chiesto 18 anni diascuno. Sentenza di primo grado e, come si sa, fino a sentenza passata in giudicato sono tutti innocenti.

Ma levittime sono la signora Scialpi e suo marito, il quale quei 47 giorni di prognosi per emorragia cerebrale post traumatica non li dimenticherà mai.

Uno dei due Nicola De Chirico, in carcere già da un paio di anni, nel frattempo è stato anche ritenuto colpevole di un omicidio del 2007.

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